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foto Organetto artico                
 
 
 
Buongiorno a tutti, intanto diciamo subito e non finirò mai di dirlo che la cura e la dedizione che bisogna avere nell'allevare è legata ad uno dei più importanti concetti: il rispetto.
Allevare per noi deve significare amare proteggere e preservare la vita e la natura.
Quando una razza di qualsiasi genere muore, muore anche una parte della Terra, scompare parte delle tradizioni dei popoli. Per questo consiglio a tutti gli allevatori di offrire ai volatili una  comoda dimora.
A me i Fringillidi piacciono tanto con il passar degli anni che mi hanno visto sempre immergermi nello sfrenato mondo dell’allevamento dei nostri “amati amici”, senza mai riuscire ad abbandonarlo. Questa mia passione mi da la grande voglia di fare sempre nuove esperienze nell’affascinante campo dell’ornitologia, questo mi porta a conoscere tanti allevatori tra cui due cari amici i quali un bel giorno sono andato a trovare, loro mi fecero vedere l’allevamento
dell’Organetto Artico e anche quello del Fanello Nordico. Con questo non voglio dire che la strada dell’allevamento dei Fringillidi è facile anzi sicuramente la strada da percorrere è ancora lunga, spesso in salita... Soprattutto  per ottenere  soggetti  da gara è lunga e piena di difficoltà e calcoli da fare, progetti a lungo termine e imprevisti di ogni genere… ma non bisogna avere fretta di raggiungere i propri obiettivi, consiglio di godervi ogni conquista, seppur piccola.
Ora voglio farvi conoscere e parlarvi dell'Organetto artico:
 
                                      Organetto Artico (Acanthis hornemanni)

Il maschio: calotta ed alto petto di colore rosa-rosso; nuca, collo, lati della testa e dorso grigio cenere; gola nera; basso petto e ventre bianchi; fianchi grigi con vergature nere; ali e coda grigio lavagna; becco giallo-arancio; zampe nere.
Il rosso sul petto compare dopo la seconda muta del piumaggio per cui si rende difficile distinguere il sesso dei soggetti giovani.
 
La femmina: si distingue dal maschio per l'assenza di lipocromo sul petto e per avere quello sulla testa meno esteso. 
 
I giovani: simili ai genitori, ma privi del rosso sul petto (nella parte alta) e sulla testa, con vergature estese anche al petto, ai fianchi, alla testa ed al dorso.
Descrizione: L'Organetto artico è circa 13-14 cm se non fosse per la lunghezza e per la minore quantità di feomelanina sul piumaggio sarebbe identico all’Organetto.  
 
Il canto del maschio:  è una serie di brevi note ribattute e trilli brevi , di solito incorporano le chiamate note: Che, Che, Che, tchrrrrr , chit , chit , chireeee. Questa specie abbandona i suoi terreni di svernamento all'inizio della primavera , invece, i maschi e il canto è improbabile che siano individuati in qualsiasi luogo. La chiamata comunemente sentita è una serie di brevi note a secco (a volte dato singolarmente ), ogni nota con un modello leggermente decrescente: chif , chif , chif , chif; questa chiamata è molto simile al comune Organetto , ma possono media leggermente più bassa di tono e morbidi. Inoltre, dà una segaligno , interminabile , nasale juwee con una inflessione in crescita: questa chiamata è molto simile a una chiamata in analoghi  Organetti comuni, ma in media leggermente più bassa di tono e più semplice.
L'habitat: come l’organetto comune ma in latitudini più elevate. Per la ricerca del cibo si formano dei gruppi che compiono voli acrobatici e saltellano al suolo per individuare bettulle, graminacee e composite ricche di semi. Riproduzione , alimentazione, comportamento in cattività come l’organetto maggiore. Raramente compare nelle mostre . La scarsa conoscenza delle fondamentali caratteristiche della specie tipica e la totale sconoscenza delle varie sottospecie, favorisce gli errori clamorosi da parte dei giudici, sul criterio valutativo del soggetto.Per l’organetto artico il criterio non differisce dagli altri.
Sottospecie una sola sottospecie (Acanthis hornemanni exilipes) che si rinviene, oltre che nel nord america anche nell’Europa centrale, per cui quella che ci viene offerta degli importatori come specie e artica è la sottospecie “exilipes”.
Riproduzione: Solitamente l’hornemanni, effettua una sola covata annua. Le uova deposte sono 5-6 di colore bianco –celeste, maculate di bruno scuro. Dopo 12 giorni di incubazione nascono i piccoli che sono alimentati con afidi, larve e semi immaturi, dopo circa 4 settimane di svezzamento. Subito dopo quando la temperatura comincia a scendere, si imbrancano con gli adulti per dividere le loro zone di pastura.
 
 
                                                                    
 
 
 
 
                                       Il Fanello nordico (Acanthis Flavirostris)
 
Foto Fanello nordico                   
 
  
Caratteristiche della specie tipica: Lunghezza: 13 cm per il disegno e colore è intermedio tra Flammea ed il Cannabina, anche se manca il rosso sul petto. Più snello e leggermente più lungo del Fanello Acanthis cannabina.
Il maschio: del Fanello nordico ha il ventre e la nuca a strie nere e fulve; la parte posteriore del collo, dorso e scapolari con strie di colore nero-marrone e margini fulvi. Il groppone rosato, sfumato di marrone, la gola è di color camoscio senza striature (quella del Fanello è biancastra e striata).
Petto e fianchi striati di nero-marrone; remiganti primarie con larghi margini bianchi, mentre le secondarie hanno margini di colore marrone fulvo. Il becco è giallo in eclisse (quello del Fanello è scuro) e d'estate grigio perlaceo.
La femmina: manca del colore rosato del groppone, è più piccola e ha zone colore camoscio più estese sulla gola.
I giovani: hanno i margini delle penne del vertice e della nuca sfumati di grigio, non fulvi ed il groppone più chiaro. I giovani sono simili agli adulti, ma di colore più opaco e con disegno confuso e meno esteso.
Habitat:Comune in estate nelle lande e in aperta campagna coltivata con o senza alberi; brughiere, pascoli incolti e pendii cespugliosi.
D'inverno frequenta in prevalenza campi aperti e spesso si rinviene sulle rive del mare come lo Zigolo delle nevi.
Riproduzione:La nidificazione inizia verso fine aprile e si protrae per tutto agosto.
Il nido è costruito sul terreno o appena sollevato di una decina di cm. solitamente al riparo in una screpolatura o nella vegetazione bassa.
Soltanto la femmina è interessata alla costruzione del nido per cui utilizza ramoscelli, erbe e muschio all'esterno, con rivestimento interno di lanugine e altro materiale soffice. Le uova, normalmente 5, raramente 6, di colore bluastro con macchie rosso-bruno, sono covate dalla sola femmina per 13 giorni.
Alimentazione:In libertà si nutre di semi di erbe selvatiche, sia allo stato secco, sia ceroso; fiori di varie piante, frumento, foglie tenere di erbe prative.
In cattività predilige, come il Fanello, i semi oleosi del niger, lino e ravizzone, ma non disdegna la scagliola e il panico.
Ignora la frutta ma gradisce fettine di cetriolo, pomidoro maturi di cui mangia sia la polpa sia i semi, mentre fra le tante erbe prative offerte a due nostre coppie in voliera, abbiamo notato una spiccata preferenza per le giovani foglie delle ortiche con relativi semi e alle tenere foglie di cavolo selvatico.
Comportamento in cattività: Nelle voliere, questo sconosciuto abitatore dei freddi paesi del nord Europa, si sta gradualmente adattando al clima ligure, temperato e quanto mai instabile, senza accusare, almeno per il momento, particolari disturbi, specialmente respiratori, come spesso accade ad altre specie di provenienza nordica. Di temperamento vivace si sposta rapidamente in ogni punto della voliera con volo ondeggiante, a farfalla, alla continua ricerca della sua femmina per imbeccarla.
Socievole con gli altri uccelli e con lo stesso allevatore.
Soltanto alla sera diventa irrequieto; ricerca il ramo su cui passare la notte e non tollera la presenza di altri uccelli, salvo la compagnia della propria femmina, che richiama in continuazione con nervosi trilli e alla quale si avvicina con tenerezza.
II canto: somiglia a quello del Verzellino, con note sottili e motivi ingarbugliati appena percettibili.
Nel pieno della canzone le note sgorgano più staccate e nitide, ma senz'altro inferiori per musicalità al comune Fanello.
Il Fanello nordico alle Mostre:Specie sconosciuta alle Mostre per la difficoltà che si incontra a reperirla, anche dagli importatori fra i più specializzati.
 
 
                                                                                                                               
 
                                            E' ABBANDONATO ?
 
 
Quando vediamo un uccello per terra la prima cosa che dobbiamo chiederci è: che pulcino è? È davvero abbandonato?
Non tutti i pulcini vanno recuperati se trovati per terra. Alcune specie prevedono proprio nel loro comportamento che il piccolo, ancora incapace di volare, si allontani dal nido per evitare che un predatore catturi in una volta tutta la nidiata. Sono le specie cosiddette nidifughe. È il caso più frequente in città che si trovi un giovane merlo saltellante nel prato. Il piccolo chiama frequentemente e viene scambiato per un orfano. Non è così: il merlotto sta dicendo ai genitori dove sta e non è necessariamente abbandonato. I genitori lo nutrono a terra finché non diventa indipendente. È vero che può essere predato da un gatto, investito da una macchina o vittima di un cane, ma non abbiamo il diritto di intervenire, perché non possiamo semplicemente pensare di “migliorare” le scelte vitali degli uccelli.Quello che si può fare in questi casi è spostare di qualche decina di metri il piccolo e metterlo in un posto più sicuro: una siepe, un cespuglio, un ramo basso di un albero ben frondoso. I genitori lo ritroveranno sempre, perché lui continuerà a chiamarli. Nel caso che si sospetti che l’uccellino sia proprio abbandonato, si può pensare di osservarlo a distanza per un’ora, o meglio ancora 2-3, per vedere se i genitori si avvicinano. Ovviamente senza mai distrarsi, perché l’imboccata avviene in pochi secondi! Nella maggioranza dei casi, si vedrà che il piccolo non è affatto abbandonato. Altre specie sono invece nidicole, ovvero il piccolo abbandona il nido quando ormai sa volare bene. Se si trova quindi un nidiaceo di queste specie a terra, si può e deve intervenire! La soluzione più semplice e prenderlo e accudirlo in casa o portarlo a un centro di recupero. L’importante è scegliere un punto poco disturbato (meglio se con fronde intorno), fissarlo saldamente all’albero, scegliere un contenitore che permetta ai genitori di entrare e uscire e infine che permetta ai piccoli di rimanere asciutti (meglio con un tettuccio o comunque sul fondo dei fori di drenaggio). A volte però capita di notare che i genitori sono ancora in zona e rispondono al richiamo del piccolo anche se non hanno il coraggio di scendere a terra. Prima quindi di assumersi l’allevamento del il pulcino è consigliabile metterlo in un contenitore di cartone di fortuna, aperto, e sistemarlo su un ramo basso e lontano da fonti di disturbo: nel giro di pochi minuti si vedrà se i genitori si avvicinano al piccolo che li richiama. Se questo succede è meglio lasciare il pulcino. Si può creargli un nido artificiale provvisorio, per esempio una gabbietta aperta appesa a un ramo, o anche una scatoletta aperta di cartone o una cassettina di legno. In generale si tenga comunque presente che i genitori naturali danno sempre l’alimentazione più adatta al piccolo e potranno seguirlo quando il giovane inizia a cavarsela da solo, cose che il genitore adottivo umano non può fare mai. Per questo prima di prendere un piccolo uccello, bisogna essere sicuri che sia veramente bisognoso di adozione. Ovviamente se il piccolo è davvero abbandonato e i genitori non si fanno vivi, è più che legittimo prenderlo e allevarlo fino a che non raggiunga l’indipendenza. Qui di seguito segnaliamo per ogni specie come comportarsi, se recuperarlo o meno, e alcune specificità nell’alimentazione durante l’allevamento. La lista delle specie è così ordinata: in alto i nidiacei più comunemente rinvenuti nelle città, nei parchi e nei giardini, in basso quelli più rari. Si noti che la lista prevede il riconoscimento del piccolo attraverso il piumaggio: uccellini rinvenuti ancora implumi possono essere recuperati senza timore di sbagliare! È sicuramente successo qualcosa di imprevisto. 
 
IL MERLO: in assoluto l’uccellino che più viene recuperato nelle città e quasi sempre sbagliando. Nidifica nei cespugli o nell’edera nei giardini e parchi urbani. Se lo trovate in giro, lasciate il piccolo merlo dove lo avete trovato o spostatelo di qualche decina di metri per metterlo in un posto più sicuro, in un cespuglio. Potete per sicurezza controllare per un paio d’ore a distanza che i genitori lo seguano osservando se li richiama e se questi si avvicinano. Se siete sicuri che è abbandonato o se c’è un pericolo concreto, imminente e inevitabile, e decidete di prenderlo, va alimentato come tutti i nidiacei con dieta di insetti.

LA RONDINE: anche esso comunemente rinvenuto in città fra metà giugno, luglio e inizio agosto. Nidifica sotto le tegole o negli incassi delle persiane. I piccoli che si trovano a terra (zampette corte e con artigli, becco appena uncinato, portamento sdraiato, piumaggio nero con le penne bordate di bianco) sono sicuramente abbandonati. Si possono recuperare. Vanno alimentati con dieta di insetti. Essendo una specie dalle esigenze particolari e per la quale vi sono tantissime esperienze in tutta Europa,

 

 
IL PASSERO: sebbene stiano diminuendo nelle città, è ancora fra i nidiacei più comuni che vengono recuperati. In genere se si trova un passerotto a terra il rischio che sia stato abbandonato è abbastanza alto. È meglio comunque metterlo in un posto sicuro e attendere almeno un’ora. Purtroppo, visto che i passeri nidificano spesso in zone trafficate, a volte è difficile trovar loro un posto sicuro nelle immediate vicinanze. C’è anche da tenere presente che sono molto delicati e che spesso muoiono se allevati in casa. Se si decide comunque di recuperarli, l’alimentazione é a base di insetti per le prime settimane, poi quando il piumaggio è completo si comincia a dargli semi e granaglie. 
 
LA CINCIA: è abbastanza comune trovarle nei parchi cittadini, nidifica nei tronchi degli alberi o in cassette nido. Sono molto piccole e hanno un piumaggio giallino sul ventre. Per le cince si può propendere facilmente per il recupero, visto che solitamente non lasciano il nido, se non sono pronte. Sono abbastanza facili da allevare, con una dieta a base di insetti.

RONDINE, BALESTRUCCIO: la rondine, nera e bianca con le guance rosse nidifica in luoghi ben accessibili, per cui se si trova un piccolo sotto il nido, si può provare a rimetterlo dentro e aspettare. È facile però che torni a cadere, in quanto i genitori possono decidere di allontanare i piccoli più deboli o in caso di scarsitá di insetti. Il balestruccio invece, tutto bianco e nero, nidifica sotto i tetti molto più in alto, quindi ogni piccolo che si rinviene deve essere soccorso senza indugio, in quanto i genitori non lo alimenteranno una volta a terra. Tanto per le rondini quanto per i balestrucci vale il discorso della dieta a base di insetti. 
 
CORNACCHIA, GAZZA, GHIANDAIA: sono fra gli uccelli più grandi che si trovano con una certa frequenza in cittá in primavera, soprattutto le cornacchie. I loro piccoli sono neri e grigi e con l’interno del becco rosa. Le gazze hanno il piumaggio nero e bianco e tendono a vivere in ambienti periurbani o in campagna, mentre le ghiandaie hanno il piumaggio marrone e dell’azzurro sulle ali. I piccoli si ritrovano unicamente in ambienti boschivi. Per tutte queste specie vale il discorso di lasciarle dove le si trova, in quanto è comune che i piccoli lascino il nido anche se sono incapaci di volare. Nei casi dubbi si può attendere nei dintorni per vedere si il piccolo chiama e se i genitori si avvicinano. In caso negativo verranno alimentati con insetti, carne trita, bocconcini per gatto, mele, pere, frutta secca. Sono infatti animali piuttosto flessibili nelle scelte alimentari.
 
 
PICCIONE, COLOMBACCIO, TORTORA DAL COLLARE: piuttosto grandi, hanno il piumaggio di colore grigio o marroncino chiaro con tipiche filopiume gialle che spuntano dal petto e dalla testa. Il becco é largo e a forma di scarpa nel piccione e nel colombaccio, mentre è più fino nella tortora dal collare. Mentre il piccione nidifica unicamente negli edifici, la tortora dal collare e il colombaccio usano alberi nei giardini o anche nei terrazzi. Se si rinvengono questi nidiacei a terra si può tranquillamente recuperarli. Al limite si può provare a sistemarli anche in questo caso in una scatoletta provvisoria fra i rami di un albero e vedere se i genitori sono in zona e li riaccettano. Se si decide di allevarli, l’alimentazione sarà strettamente granivora: bisogna preparare un pastone fatto con farina multicereali, mais, ceci e pastoncino all'uovo il tutto inumidito e poi somministrarlo utilizzando una siringa senza ago.
 
 
 
 
 
IL FRINGUELLO: un piccolo uccellino dal piumaggio marrone chiaro e una riconscibile striscia bianca sulle ali nerastre. Viene trovato con una certa frequenza nei parchi urbani. La soluzione migliore per questa specie è mettere il nidiaceo su un ramo basso di un albero o in un cespuglio e vedere se i genitori si avvicinano al suo richiamo. Se questo avviene si può anche allestire un piccolo nido più stabile in un punto sicuro, se invece non si fanno vivi, il piccolo va recuperato e allevato come descritto più sopra per i passeri.
 
GHEPPIO, SPARVIERE: sono i rapaci più comuni che si trovano in città o in campagna, facilmente riconoscibile per il becco adunco, i forti artigli e il piumino bianco che spunta dalle penne. I piccoli non sono affatto pericolosi quando si maneggiano, non c’è da aver paura. Il gheppio nidifica sui davanzali di case o chiese, mentre lo sparviere sugli alberi. Usualmente è difficile rimetterli nel nido, quindi è ragionevole recuperarli. A causa della loro alimentazione e della necessità di grandi spazi per imparare a volare e cacciare, è fondamentale affidarli al più presto in un centro di recupero autorizzato. Come primo soccorso vanno intanto alimentati con petto di pollo o tacchino (carne bianca) crudo, tagliato a striscioline e inumidito appena.
 
GUFO, CIVETTA, ALLOCCO: sono i rapaci notturni. Si trovano poco comunemente nei giardini urbani, hanno il piumino bianco abbondante, forma tondeggiante, becco ricurvo e artigli forti. Non sono comunque per nulla aggressivi. Non vanno assolutamente presi: capita spesso che cadano dai nidi o durante i primi voli. Vanno rimessi su un ramo dell’albero, possibilmente un po´nascosto dalle fronde. Nottetempo i genitori verranno ad alimentarli.
 
CODIROSSO e CODIROSSO SPAZZACAMINO: nidificano in nicchie nei muri e nei parchi. Piuttosto piccoli, si riconoscono per le penne della coda di color rosso ruggine (se sono già spuntate). Generalmente abbandonano il nido solo quando il piumaggio è già completo e riescono a compiere piccoli voli. Se si ritrova un piccolo di codirosso vale la pena prima osservare da lontano se i genitori si avvicinano ad alimentarli. Se si decide di recuperarli vanno alimentati con insetti. 
 

LO STORNO: nidifica nei buchi dei tronchi e degli edifici. Vale per loro lo stesso discorso dei codirossi: normalmente lasciano il nido quando sono in grado almeno di svolazzare, se il piccolo di storno non è in grado nemmeno di compiere die piccoli voli, vale la pena osservare un po’ per accertare che sia davvero abbandonato e in questo caso recuperarlo, alimentandolo con insetti.
 
ANATROCCOLO: i piccoli delle anatre non si allontanano mai dai genitori. Un piccolo anatroccolo solitario ha bisogno del nostro aiuto, se la madre non è negli immediati dintorni. Fortunatamente mangiano da soli, per cui bisogna preparar loro un ciotolina con foglie di insalata e un misto di granaglie tritate in polvere. 
 

BALLERINA BIANCA: stesso discorso come per codirossi e storno, ma la specie nidifica in nicchie aperte sui tetti delle costruzioni, preferibilmente in vicinanza dell’acqua. Sempre meglio osservare un paio d’ore se non arrivano i genitori: le piccole ballerine possono cadere fuori dal nido, ma vengono ancora seguite a terra. Se sono abbandonate, vanno alimentate con dieta di insetti.
 
LA CAPINERA: impossibile da non riconoscere per il cappellino marrone tipico dei piccoli. Nidifica in siepi e cespugli. I piccoli non vengono trovati comunemente, ma nel caso vale la pena lasciarli in un cespuglio nascosto e vedere se chiamano e se i genitori rispondono all’appello. In caso negativo si possono recuperare, alimentandole con una dieta di insetti.
 
IL PIGLIAMOSCHE: uccellino bruno con macchie beige ditribuite su ventre e dorso. Nidifica spesso nei vasi in terrazzi e balconi, oltre che nei parchi urbani. I piccoli sono raramente abbandonati, per cui è sempre meglio mettere i nidiacei in un posto protetto e aspettare l’arrivo dei genitori. In caso il piccolo abbia perso i genitori, va alimentato con insetti.
 
IL VERZELLINO: nidifica sugli alberi, spesso in cipressi e pini. È in assoluto l’uccellino più difficile da allevare per la sua estrema delicatezza. Purtroppo quando cadono dal nido è difficile risistemarceli. Se il nidiaceo chiama i genitori suggeriamo di sistemarlo su un ramo basso in un cespuglio e vedere se viene ancora seguito, altrimenti va allevato. Hanno bisogno di un’alimentazione totalmente granivora per cui bisogna dar loro un pastone di cereali.
 
IL VERDONE: nidifica sugli alberi ed é di colore marroncino/giallino con il becco piuttosto robusto. Le penne delle ali e della coda hanno parzialmente colore giallo. Capita che cadano dal nido. La soluzione migliore per questa specie è mettere il nidiaceo su un ramo basso di un albero o in un cespuglio e vedere se i genitori si avvicinano al suo richiamo. Se questo avviene si può anche allestire un piccolo nido più stabile in un punto sicuro, se invece non si fanno vivi, il piccolo va recuperato e allevato come descritto più sopra per i passeri e fringuelli. 
 
IL CARDELLINO: sebbene sia comune anche nelle città, i nidiacei raramente vengono recuperati. Piccolo, con un piumaggio marroncino e le ali nere, con la punta bianca e una vistosa fascia gialla. Come per il verdone, anche per il cardellino la soluzione migliore è rimettere il piccolo su un ramo ed aspettare un po'. Se i genitori non si fanno vivi, la sua alimentazione sarà quasi totalmente granivora con una pastone a base di cereali. Purtroppo è alquanto difficile da allevare, essendo delicatissimo.
 
CORRIERE, PAVONCELLA: seppure raramente capita di imbattersi sul greto dei fiumi o nei prati in campagna in piccoli uccellini che corrono perfettamente ma non possono volare. Il loro piumaggio è molto soffice e con abbondanti piume bianche. Questi sono in genere i piccoli dei limicoli, uccelli della taglia di un merlo e dal portamento eretto che nidificano al suolo. A seconda delle specie prediligono i prati con l’erba bassa, le pietraie o le spiagge sabbiose. In tutti questi casi non si deve intervenire assolutamente: i piccoli lasciano il nido molto presto e si disperdono nell’area, ma i genitori sanno sempre perfettamente dove sono. Se avete recuperato un piccolo sul greto di un fiume o in spiaggia e vi siete resi conto che è un limicolo, riportatelo subito lì dove l’avete trovato. I genitori lo riprenderanno subito. Tra l’altro l’allevamento in casa è impossibile.
 
IL PETTIROSSO: in Italia nidifica solo nei cespugli o in nicchie aperte in zone montuose o collinari, quindi difficilmente i piccoli orfani vengono rinvenuti. Vale sempre la regola di lasciare il piccolo in un posto sicuro e controllare l’arrivo dei genitori. Se è necessario adottarlo, va alimentato con insetti.
 
FAGIANO, STARNA, PERNICE: come per gli anatroccoli, i pulcini di queste specie stanno sempre vicino alla madre. Nel caso vengano trovati in campagna e la madre non sia negli immediati dintorni, si possono recuperare: il piccolo da solo non ce la fa. L’alimentazione è facile: mangiano piccoli semi, granaglie e insetti.
 
IL GABBIANO: nidificano spesso in zone inaccessibili, sulle falesie, in isole fluviali, ma anche sui tetti delle case. Difficilmente vengono rinvenuti i piccoli orfani, più spesso si tratta di uccelli feriti. Nel raro caso ci si imbatta in un piccolo, è impossibile sbagliarsi, perché i genitori lo terrebbero continuamente sotto controllo e aggredirebbero chi gli si avvicinasse. Possono venire allevati con pesce, bocconcini umidi per cani e carne trita. Come le cornacchie sono molto flessibili nelle abitudini alimentari. 
 
IL GRUCCIONE: nidificano in cavità sabbiose spesso lungo i fiumi o le cave. Si può provare a rimettere il piccolo nella cavitá del nido e vedere se i genitori sono ancora in zona. In caso contrario si può allevare: mangia insetti. 
 
IL PICCHIO: piuttosto rari nei parchi cittadini, nidificano nei buchi dei tronchi. Vengono rinvenuti molto raramente a terra. In questo caso, si può intervenire con tranquillità, in quanto sicuramente il picchio non lasica il nido se non sa svolazzare almeno. L’allevamento non è facile, ma il picchio va alimentato con insetti. 
 
 
 
                                      Come muoversi e avvicinare gli uccelli
 
Avvicinarsi al fantastico mondo degli uccelli e della loro osservazione è possibile nei modi e nei tempi più svariati: durante le vacanze, nella vita di tutti i giorni e in uscite mirate. Dalle automobili, alle imbarcazioni, arrivando, perché no, anche all'aereo ci permettono di osservare varie specie di uccelli. L'importante è rispettare sempre la natura; la quale ci permetterà di osservare specie rare, accanto ad altre poco interessanti. Non dimentichiamo che l'attesa ci regala buone sorprese anche con la scoperta di specie timide o timorose dell'uomo. Se stiamo fermi poi, facendo il "palo", gli uccelli arriveranno a considerarci almeno un po' come un elemento del paesaggio e meno timorosi ci arriveranno piuttosto vicini permettendoci di fare anche buone foto. E' importante in ogni caso muoversi senza scatti, senza parlare ad alta voce, facendo gli "indifferenti" con i volatili che in questo modo si sentiranno più a loro agio e avranno meno paura di noi.
 
 
                                               Riconoscere gli uccelli
 
 
Dicevamo che questo è il punto chiave da affrontare se vogliamo diventare birdwatcher o ornitologi: riconoscere le varie specie. Non è una cosa semplice riconoscere le specie di tutto il mondo (oltre 8000) ma anche riconoscere solo
quelle italiane non è facile: nel nostro paese è possibile osservare più di 500 specie diverse (più o meno rare).
Ma andiamo ad analizzare le cose più importanti da osservare per aiutarci nell'identificazione.
 
                                                          Le sagome
 
Ogni specie ha una sua "forma" particolare, o se immaginiamo di guardarlo senza tenere conto dei colori, una sagoma
(un po' come l'ombra proiettata dal sole). E' questa una cosa importante da considerare, poiché è anche un insieme di varie caratteristiche degli uccelli come la forma e la dimensione del becco, delle zampe, del corpo, della coda e delle ali. Si va da cose facili come i becchi, spesso molto diversi da specie a specie, ad altri elementi più o meno sofisticati come la forma in pianta delle ali, come quando osserviamo un uccello in volo da sotto, alla posizione delle ali in planata (diritte o a "V") o ancora alla proiezione delle remiganti, quando le ali sono ripiegate, rispetto alla coda. I tipi di becchi di uccelli ci  riconducono a stili e modi di alimentarsi diversi.
 
                                                                                          Comportamento
 
 
Vedere come una specie sta posato, con il corpo più o meno verticale o parallelo al terreno, oppure come muove la coda è un ulteriore aiuto al riconoscimento. Come non citare il tipico esempio del merlo e dello storno quando cercano il cibo a terra: il primo saltella e il secondo invece cammina. E ancora analizzando anche l'aspetto della gregarietà: il merlo è una specie solitaria (difficile vedere assieme più di dieci individui, e sicuramente non in volo compatti), mentre lo storno è gregario (osservarne tanti in volo in gruppo compatto li distingue facilmente dall'altra specie). Oppure vedere un piccolo
uccellino posato in aree aperte sopra un palo, subito fa pensare al saltimpalo. O ancora un uccello compatto sul tetto di una casa, spesso immobile fa subito pensare alla civetta.
Pensando agli anatidi, come non considerare i due gruppi fondamentali: le anatre tuffatrici e le anatre di superficie. Le prime (come ad esempio il moriglione) si immergono abitualmente sott'acqua per cercare il cibo, le seconde (ad esempio il germano reale) difficilmente si immergono del tutto, preferendo immergere solo la testa e il collo e il petto, lasciando fuori dall'acqua le parti posteriori. Questi sono solo esempi da applicare alle specie che a noi interessano per imparare a conoscere meglio gli uccelli in natura e riportare ciò che abbiamo imparato con l'osservazione nei nostri allevamenti.
  
                             
 
 
                                                         I colori
 
 
Anche i colori presentano una loro importanza; è bene però subito tenere conto che sono influenzati molto dalle condizioni meteorologiche e di illuminazione (anche in pieno solo). Per ragioni fisiche che non sto qui a spiegare
il grigio, ad esempio nei laridi, è più o meno scuro in base alla posizione e direzione assunta da soggetto rispetto al sole. In tanti casi può essere vantaggioso un tempo nuvoloso rispetto al sole pieno! Tuttavia i colori giocano il loro ruolo
nel riconoscimento di varie specie come ad esempio il codirosso, il pettazzurro, il pettirosso (cosa anche indicativa nei nomi di queste specie citate ad esempio). Anche piccole zone del corpo, come l'anello perioculare oppure varie zone del
becco, sono elementi utili nel riconoscimento di molte specie (ad esempio corriere piccolo, varie specie di gabbiani, ecc.). Distinguere talune specie non è certo facile; talvolta viene in aiuto la colorazione di alcune parti dei soggetti.
 
 
 
 
 
                                        La biologia degli uccelli
 
Conoscere la  biologia degli uccelli è molto importante per poterli poi riconoscere. 
E' fondamentale ad esempio sapere che gli uccelli mutano le penne e in varie specie il piumaggio varia non solo con l'età dell'individuo, ma anche con le varie stagioni dell'anno.
E ancora sapere che tipo di nidi costruiscono le varie specie ne può agevolare il riconoscimento; impossibile ad esempio non citare il confronto tra i nidi di rondine e balestruccio e quelli di gazza e cornacchia.
 

 

 

 

                                                                              
        
 
                                       
 
 

 

 
 
 
Vi auguro di allevare con grande successo questi bellissimi soggetti un saluto da ANTONIO............
 
"Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli."  
 
 
 
 
 
 
 
                                                                                   
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