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                                                                        IL FANELLO
Il fanello  un uccello a me molto caro la mia esperienza con questo uccello è stata bellissima è una specie indigene, il suo disegno è netto ed armonioso, su di esso si mescolano dei colori bellissimi, dal bruno caldo del dorso al rosso vivo di fronte e petto, dal grigio del disegno facciale al bianco candido della banda alare che stacca elegantemente sul nero delle remiganti. Il suo canto poi, è molto melodioso, caratteristicamente flautato, molto apprezzato dagli appassionati, specie dagli inglesi che lo ritengono superiore a quello dello stesso cardellino. Allevare il Fanello non è impresa molto ardua, tutto sta nell'entrare in sintonia con il suo difficile carattere per riuscire poi a soddisfare le sue poche ma essenziali esigenze. In base alle mie esperienze personali, consiglierei di alloggiarlo in gabbie non inferiori ai 90 cm, chiuse su tutti i lati eccetto il frontale. 
 
                                                              
 
I maschi hanno il dorso di un bel color camoscio carico, nelle remiganti primarie è riscontrabile la bordatura bianca di qualche millimetro, molto ridotta sulle femmine.
sulla testa le striature sono più marcate nelle femmine, e anche la coda è più bordata di bianco ai lati nei maschi.
Per ciò che riguarda il lipocromo, non avviene una muta parziale pre-nuziale, come nei tristis, ma è una forte usura delle parti apicali del vessillo, a determinare la comparsa del rosso, già presente (previo alimentazione colorante)
dalla muta di fine estate.
Frequentando, scarpate, essenze spinose e pasturando quasi esclusivamente al suolo, l'usura risulta particolrmente marcata.
Strappando qualche piuma dell'alto petto, nei novelli, come negli organetti, è possibile determinare il sesso con certezza, somministrando del cartamo tritato, o altri prodotti adatti allo scopo, sarà possibile vedere le piume con presenza lipocromica, soffiando sul soggetto.
Per il colore consiglio, di somministrare a fine febbraio un pò di cartamo tritato, sementi prative allo stato lattiginoso, del polline in grani ,spirulina e un pò di carota.
L'alimentazione da me fornita è così composta: L'alimentazione consigliata: scagliola 70%, perrilla bianca 10%, niger 10%, lattuga bianca, sesamo, avena pelata, perilla bruna, girasole piccolissimo, cicoria e cardo  5%, rosa canina, ravizzone, finocchio, camellina sativa, chia e bella di notte 8%.
Con aggiunta di spighe di Panico Miglio e di  semi germinati asciugati col pastone secco all'uovo  lo stesso che uso per i Canarini e uovo sodo a parte.( Alimentazione vedi  Organetto).
Nell'acqua bisogna mettere ACETO DI MELE: 3 ml di Aceto ogni litro di bevanda.
L'acqua così trattata, acquisisce una leggera acidità che la rende benefica alla salute dei nostri uccelli.
Per la carenza di minerali, bisogna aggiungiungere anche 5 gocce di TUTTOSALI ogni litro d'acqua.
Una volta che l'acqua di bevanda é stata preparata, al momento della sua somministrazione nei beverini, possono essere aggiunti i prodotti vitaminici preferiti.

E' molto importante che nel periodo riproduttivo i fanelli beneficino della massima tranquillità, evitando la presenza di estranei nel locale di allevamento e limitando la propria allo stretto necessario. Utilizzando questa accortezza si può tranquillamente lasciare alla femmina l'incombenza della cova e dell'allevamento dei nidiacei, certi della sua diligenza. Alla schiusa la fanella dimostrerà di essere una madre eccellente, palesando doti nutricatorie di cui personalmente non ho mai potuto osservare eguali, nemmeno nelle femmine che utilizzo come fidate balie. I piccoli raggiungono l'indipendenza in circa un mese ed a quell'età sono già riconoscibili i due sessi. I maschi presentano una tonalità di bruno del dorso più calda e, caratteristica fondamentale. 
In ibridazione con il canarino, volendo usare il maschio fanello, si può ricorrere ad una canarina isabella oppure a un Canarino di grossa taglia come il Norwich in modo che questo ibrido sia un pò più grande, i maschi sono ottimi cantori. O un Cardinalino del Venazuela femmina. Volendo invece ibridare le femmine col canarino maschio, per ottenere ibride chiare, consiglierei un canarino melaninico rosso mosaico, un agata pastello od un satinè, che rappresenta un classico di tale ibridazione. Nell'ibridazione con altri fringillidi, ibridi campioni si ottengono con il ciuffolotto, il crociere ed il cardinalino, solo per citarne alcuni. Spero di aver stimolato qualcuno a tentare un'esperienza con questa bella specie, oggi poco allevata ma che molto ha da dare all'allevatore di fringillidi.
N.B: Vorrei dire di non prendere assolutamente soggetti di Fanelli se non hanno i regolari documenti.
Prendendo tali soggetti saranno pradisposti a malattie per mancanza di anticorpi " da gabbia ".
Non basta l'anellino inamovibile a garantire la sua provenienza, ma ci vuone LA DOCUMENTAZIONE SEMPRE E COMUNQUE, ALTRIMENTI CONSIGLIO DI RINUNCIARE AL SOGGETTO.

 
 
 
Mettere l'anello della F.O.I. di tipo "Y"

 

 

                                                          

                                         

                                                                     

                                                               

                                                        L'ORGANETTO

Il mio ultimo acquisto: una coppia di Organetti ancestrali (Carduelis Flammea). A vederli sono rimasto colpito dal becco, arancione nel maschio e giallo paglierino nella femmina. L'ho presi alla Mostra di Reggio Emilia insieme alla dichiarazione di cessione. Che dolcezza!!!

 

L'ORGANETTO (Carduelis  flammea).

 Sottospecie:

Il Carduelis flammea flammea si trova in Scandinavia, Russia e repubbliche del Baltico, l'organetto minore Carduelis cabaret si trova nelle Isole Britaniche, Danimarca, Belgio, Francia del nord, Germania, Svizzera e nelle nostre Alpi, l'organetto maggiore Carduelis rostrata risiede in Groelandia, infine l'organetto d'Islanda carduelis islandica è stazionario in Islanda.

Fino a qualche tempo fa era classificato con gli Acanthis, ma recenti studi lo hanno portato insieme ai fanelli nel genere dei carduelis. Se ne conoscono quattro sottospecie, anche se recenti studi stanno cercando di fare del Cabaret, una specie a parte.

 

Classificazione scientifica
Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Subphylum: Vertebrata
Classe: Aves
Sottoclasse: Neornithes
Ordine: Passeriformes
Sottordine: Oscines
Famiglia: Fringillidae
Genere: Carduelis
Specie: C. flammea
Nomenclatura binomiale        
Carduelis flammea
Linnaeus, 1758
Sottospecie
  • Carduelis flammea flammea
  • Carduelis flammea rostrata
  • Carduelis flammea islandica
  • Carduelis flammea cabaret
 
Lunghezza 13 cm. Presenta una certa variabilità a causa dell'elevato numero di sottospecie che, meticciandosi tra loro, danno origine a soggetti intermedi di difficile classificazione. Allegro sempre in movimento, l'Organetto si adatta bene in cattività.
MASCHIO: calotta, alto petto e fianchi di colore rosso, nuca, collo, lati della testa e dorso bruno scuro con disegno nerastro, gola nera, basso petto e ventre bianco, ali e coda bruno scurissimo, codione rosa con disegno bruno, becco giallastro, zampe nere. Il rosso del petto compare soltanto quando i maschi hanno 2 anni, inoltre esistono diverse sottospecie, il colore rosso varia dal rosa, al rosso scarlatto. Inoltre più i soggetti sono minuti di taglia e più il lipocromo ed il bruno del piumaggio aumentano.
FEMMINA: la femmina è del tutto simile al maschio, fatta eccezione della calotta rossa leggermente più stretta e per la completa assenza del rosso sul petto.
GIOVANI: sono simili agli adulti, ma privi del rosso sulla calotta e con disegno esteso anche al petto oltre che ai fianchi ed al dorso.
L'Organetto ha un areale vasto che riguarda il nord Asia, America settentrionale ed Europa. Abita le foreste di conifere e di betulle. L'altitudine a cui vive si abbassa quanto più ci si sposta verso il nord e va dai 2000 ai 200 metri. La sua alimentazione è composta di semi ed insetti che si procura sia al suolo, che sulle alte erbe prative, che nei cespugli.
Il flammea si riproduce a primavera avanzata (maggio-giugno) e cioè quando nelle zone fredde del nord la neve è ormai sciolta. Questo Organetto, come molti altri Fringillidi, predilige il dente di leone. Appetisce anche i semi delle graminacee, le bacche selvatiche e le larve degli insetti. Erbe prative, centocchio, mordigallina, borsa di pasone, piantaggine, ecc... Il nido viene composto a forma di coppa sulla biforcazione di un ramo, nel fitto di un cespuglio, o su una conifera di media altezza. La struttura è piuttosto rozza e costituita di erba secca e piccole radici, l'interno viene foderato con crini di lanuggini di animali. Dalle 4 uova azzurrine, dopo 12 giorni di incubazione nascono i piccoli che, alimentate con larve ed afidi, dopo 2 settimane lasciano il nido e dopo altrettanto tempo si svezzano.

                                         

 
L'organetto come abbiamo visto è un uccellino di piccole dimensioni, circa 11 cm, piacevole da allevare sempre in movimento, di facile mantenimento e semplice da riprodurre. Entrambi i sessi presentano una calottina rossa sul capo, il dimorfismo sessuale diventa evidente durante la seconda muta, infatti in questa, i novelli maschi presenteranno sul petto, gola e codione una colorazione rossa. Anche nell' Organetto si sono  manifestate delle mutazioni di colore quali: la bruno, la pastello, la pastello bruna, la scuro (cobalto) con le sue relative sovrapposizioni e da poco sono in studio la diluito, la ino e la feo. 
L’organetto si riproduce sia in gabbia sia in voliera esterna. Ha bisogno un pò di spazio e tranquillità. ( Gabbie di 90 cm).  Sappia l’allevatore che ogni stranezza comportamentale di un soggetto, è sempre il riflesso di un cattivo ambientamento,quasi mai imputabile al soggetto stesso ma a proprie incapacità tecniche.
Una volta posizionati i nidi, si fornisce materiale per la costruzione degli stessi come juta, cocco, fili di pelo di animale, muschio.  Le uova, anche in cattività, sono generalmente 5 o 6, di colore azzurro macchiettate di bruno, che vengono sostituite come avviene con i Canarini. A deposizione avvenuta bisogna fare moltissima attenzione al maschio se troppo irruento dividilo dalla femmina, la quale alleverà senza problemi i piccoli.
Solitamente se si rimette il maschio quando i novelli hanno 10-12 giorni, non si avranno più problemi.
I piccoli usciranno dal nido verso il 15° 17° giorno a 20 - 22 giorni li vedrai indaffarati nel tentare di alimentarsi da soli (almeno ci provano) e saranno indipendenti a circa 26 - 28 giorni, consiglio però di lascarli vicino ai genitori per altri 10 15 giorni (basta che vengono dividi con la grata in metà gabbia) perchè soffrono molto il precoce allontanamento da loro. A circa 40 giorni utilizzo del colorante rosso nel pastoncino. Per riconoscere i maschi (che solo al secondo anno porta il colore rosso sul petto).  A circa 70 giorni dalla nascita, gli Organetti iniziano la muta del piumaggio che dura circa 3 settimane. Data la rapidità della muta l'Organetto a differenza di molti altri indigeni, non necessita di particolari cure.  Per favorire la massima espressione del lipocromo, è necessario fornire agli Organetti i coloranti artificiali, a meno che non si abbia la possibilità di fornire alimenti che ne contengano in abbondanza.(Ma di questo ne parlerò più avanti).  Esistono in commercio anche coloranti idrosolubili "Cantaxantina idrosolubile". A muta ultimata, si scelgono i soggetti dividendoli in gabbie  di 60 cm circa. Bisogna rinnovare in modo particolare l’igiene della gabbia e degli accessori, l’acqua per il bagno giornalmente. Alla coppia viene fornito un nido interno da 8 cm, il quale viene infrascato con dei rami finti di pino, in modo che la femmina in cova si senta protetta. La femmina cova per 12 giorni, a  deposizione avvenuta è possibile utilizzare il maschio con altre femmine poichè il maschio non aiuta se non in rari casi la femmina all'imbecco dei piccoli, anzi se molto focoso sarà  pericoloso per le uova.  Al termine dello svezzamento i novelli saranno posti nelle loro gabbie dove a circa 60 giorni dalla nascita inizia la muta del piumaggio ed in questo periodo verranno somministrate delle sostanze coloranti nel pastoncino con delle verdure quali, radicchio, cicoria, ortica, carote ecc. Come già  citato sopra i soggetti alla prima muta presenteranno la solo calottina rossa sul capo, quindi  si procederà  a togliere qualche piuma dal petto; ai soggetti maschi  le piume ricresceranno di colore rosso  mentre la femmine di colore rosaceo.  L’organetto è un uccello che in cattività perde facilmente il rosso. Negli uccelli che vivono in libertà, la intensità dei colori, e la brillantezza del piumaggio, sono il loro prfetto stato di salute, il cibo in buona parte è responsabile i colori. in cattività ne manca l'esperienza  dell'allevatore, gli uccelli perdono i colori, a causa di carenze alimentari, ad ambienti interni con poca luce. L'Organetto tenuto in gabbia, come già citato perde solitamente nella prima muta, il colore del petto e della fronte. A mio avviso si può procedere a questo inconveniente somministrando la Carofill unita al pastoncino (vedi pastoncino alimentazione e allevamento del Canarino) durante la muta. Voglio precisare che questo uccello, come il Fanello e il Crociere,  non utilizza come colorante il betacarotene quindi è inutile dare la carota.
N. B: ( per distinguere i giovani maschi dalle femmine il maschio acquisisce il rosso sul petto alla seconda muta). 
 L'organetto  è  molto usato in ibridazione l'Ibridazione con il Canarino consiglio Organetto x Canarina anche se entrambi i sessi si ibridano senza problemi con tutte le specie di fringillidi; eccezione fatta per il canarino, nei cui confronti c'è  una scarsissima affinità  genetica. Possiamo dire che dopo il Carduelis, questo genere è il più utilizzato nelle ibridazioni. I maschi accettano qualsiasi tipo di femmina, senza lasciarvi scoraggiare dalle beccate che possono arrivare. 
Questo permette di accoppiarli sia con femmine che pretendono di essere imbeccate e coccolate, che con quelle più "cattive" con le quali il maschio è necessario che si imponga. Per quanto riguarda le femmine, depongono in gabbia senza problemi, per cui a mio avviso dedicare una voliera è eccessivo. La gabbia deve essere posta all'interno in un luogo fresco. L'Organetto va ibridato con soggetti a fattore rosso ( Ciuffolotti, Crocieri, Cardinalini del Venezuela, ecc...) o comunque con zone di elezione rossa (Verzellino fronte rossa e Cardellino). Volendo ibridare l'Organetto con il Canarino, date le zone di elezione piuttosto definite e marcate, è opportuno utilizzare dei melanici a fattore rosso del tipo mosaico. Per quanto riguarda le tecniche da usare, io consiglio di utilizzare femmine nate in cattività che deporranno senza problemi, e se lasciate tranquille alleveranno i loro piccoli ibridi. Un' accorgimento invece deve essere usato con soggetti non a fattore rosso, normalmente in tali ibridi queste zone, in particolare sulla fronte, risultano di colore arancio per cui, ultima la muta, tali piume andranno tolte avendo cura di essere precisi fornendo del colore artificiale nell'alimentazione per tutto il periodo di crescita delle piume. Sul petto è meglio non intervenire perchè in tali zone l'arancio non compare in quanto nell'Organetto si manifesta solo al secondo anno. 
Bisogna fare molta attenzione all'alimentazione in quanto ingrassano molto facilmente pregiudicando lo stato di salute.
ALIMENTAZIONE:   L'alimentazione consigliata: scagliola 70%, perrilla bianca 10%, niger 10%, lattuga bianca, sesamo, avena pelata, perilla bruna, girasole piccolissimo, cicoria e cardo  5%, rosa canina, ravizzone, finocchio, camellina sativa, chia e bella di notte 8%.
Sempre a disposizione, una volta al mese si utilizzano dei fermenti lattici ed aceto di mele per mantenere inalterata la flora intestinale e si fornisce loro anche frutta. Va aggiunto anche panico e miglio gradito anche durante la muta. Nel periodo di precova, si fornisce loro il pastoncino (pastoncino fatto a casa come citato in alimentazione per Canarini) due volte a settima per abituarli a cibarsene, inoltre 2 larve della farina o larva di Tenebrone, erbe prative a volontà. La stessa alimentazione viene fornita giornalmente durante il periodo di imbecco dei piccoli con l'aggiunta dei semi germinati e canapuccia bolliti.
Per il resto valgono le solite regole di allevamento, ciao a tutti e auguri di tanti novelli.
Nell'acqua bisogna mettere ACETO DI MELE: 3 ml di Aceto ogni litro di bevanda.
L'acqua così trattata, acquisisce una leggera acidità che la rende benefica alla salute dei nostri uccelli.
Per la carenza di minerali, bisogna aggiungiungere anche 5 gocce di TUTTOSALI ogni litro d'acqua.
Una volta che l'acqua di bevanda é stata preparata, al momento della sua somministrazione nei beverini, possono essere aggiunti i prodotti vitaminici preferiti.


N.B: Non vi allarmate se a fine maggio non vedete ne nido ne uova, gli organetti sono imprevedibili, proprio per questo sono affascinanti, può capitare che partino anche a giugno innoltrato e avere ancora i novelli nati ad agosto.
Io ho imparato a sedermi ed aspettare i loro comodi 
 
 
Per l'Organetto mettere anello della F.O.I. di tipo  "A". 

 

              

 

 

 

                                                   IL CARDELLINO

                                 

 

 

                                                                                                                      Cardellini in natura..................................

 

 

IL CARDELLINO(Carduelis carduelis)  tanti hanni fa incominciai la mia prima esperienza con una coppia di
Cardellini, se pensiamo che persino i canarini, “temprati” da centinaia di anni in cattività, se non accuditi correttamente possono ammalarsi e morire in un arco di tempo sorprendentemente breve…Eppure, in un certo senso, potrebbe essere proprio questa una tra le ragioni dell’immenso fascino che gli uccelli sembrano esercitare agli occhi dell’uomo fino dalle epoche più remote. Riuscire a godere della bellezza e del canto melodioso di questi animali richiede, infatti, non poco impegno nonché il superamento di molteplici difficoltà. I magnifici colori della sua livrea. Il suo canto esprime una gamma di variazioni tale da aver dato origine ad una vera e propria cultura diffusa in molte regioni del nostro paese. Ma soprattutto questo uccello possiede quella che personalmente definirei una forte e spiccata “personalità individuale”.
ALLOGGI
Tantissime volte la domanda che ci si sente porre più spesso è la seguente: meglio la gabbia o la voliera? Cercherò di chiarire questa domanda a mio modesto avviso. Sicuramente la voliera presenta molti rischi, quindi stres dei nostri amici, (vedi articolo Ciuffolotti) e poi bisogna considerare che come ho detto in altri miei scritti non tutti possono disporre dello spazio necessario. Inoltre la gabbia in qualche modo consente all’allevatore un’interazione maggiore con gli uccelli, rendendo questi ultimi più confidenti e quindi più gratificanti per chi li alleva. In ogni caso bisogna tenere presente che il Cardellino ha bisogno di un proprio spazio, perché trattasi di uccelli caratterizzati da un senso della territorialità. Io consiglio di fare mutare i novelli in gabbie singole. Così dovremmo ottenni animali tranquilli ed in ottima salute, che superarono nella quasi totalità la muta senza problemi. Un altro punto che occorre tenere presente è che, per quanto i Cardellini sopportino abbastanza bene le basse temperature, umidità elevata 70% e correnti d’aria espongono la sua salute a rischi. Anche l’ubicazione dell’allevamento avrà, dunque, una notevole importanza. 
ALIMENTAZIONE
In merito a questo, ogni allevatore ha le sue strategie e le case produttrici letteralmente rivaleggiano nell’offerta di miscele e singoli semi dagli effetti perlomeno a loro dire miracolosi. Sono spiacente di disattendere le speranze dei neofiti, ma per quanto mi riguarda, non credo che esista la miscela perfetta o il seme “della salute”. Allora in natura i nostri “amici” si nutrono di preferenza sulle composite, effettuando delle variazioni stagionali per adattarsi all’offerta in natura. Sulla base di questo semplice ragionamento apparirebbe evidente come l’offerta di una miscela sempre uguale per tutto l’anno non rappresenti la soluzione ottimale. Io attualmente quello che vi posso consigliare e l'alimentare così composta: Erba prativa, scagliola, perilla, girasole piccolo, lino della varietà gialla (durante la muta). Tutti ovviamente di ottima qualità e germinabili al 100%.
Buono per il resto dell’anno.
L'alimentazione consigliata: scagliola 70%, perrilla bianca 10%, niger 10%, lattuga bianca, sesamo, avena pelata, perilla bruna, girasole piccolissimo, cicoria e cardo  5%, rosa canina, ravizzone, finocchio, camellina sativa, chia e bella di notte 8%.
Consiglio gli Estrusi proprio perchè come detto in altri scritti gli estrusi sono ricchi di vitamine, sali minereli, ecc... L'unico inconveniente e che gli estrusi all'inizio non li mangiano facilmente ma piano piano si abitueranno, una buona integrazione vitaminica periodica, sali minerali e grit. In fase di preparazione alle cove e durante tutto il periodo della riproduzione questa dieta viene integrata con somministrazioni di semi germinati ( canapina lattuga cicoria e girasole piccolo), pastone (come scritto articolo alimentazione Canarino) io agiungu nel pastoncino 100g di polline d'api, e camelina sativa quest'ultime 2 per una settimana. A parte si può agiungere larve di insetti, frutta, verdura di vario genere 2 volte alla settimana. Le Erbe prative rappresentano un'ottima integrazione nella dieta di tutti gli uccelli. A mio avviso sarà buona norma iniziare verso la fine del mese di Gennaio con una razione settimanale di questi alimenti per arrivare gradualmente ad una somministrazione giornaliera verso i primi di Aprile. I semi germinati costituiscono una vera e propria “energia”, in più sono ricchi di vitamine ed assai appetiti dagli Indigeni. Le loro funzione è quella di sostituire i semi allo stato lattiginoso che si rendono largamente disponibili in natura durante il periodo riproduttivo e favoriscono dunque l’entrata in estro dei soggetti. Viceversa i semi cotti, di cui molti allevatori fanno uso, non costituiscono a mio avviso un alimento valido, giacchè risulteranno notevolmente impoveriti dal processo di cottura. Il loro impiego, è di qualche utilità nel caso di animali che presentino delle patologie di tipo enterico, dal momento che risultano assai più digeribili. Possono essere somministrati dopo bollitura di 10-15 minuti in acqua con l’aggiunta di una punta di bicarbonato.
L’ACQUA
Al pari dei semi di cui si alimentano i nostri uccelli anche l’acqua svolge un ruolo importantissimo. Il problema principale dell’acqua del rubinetto consiste nel suo contenuto di cloro, che può in alcuni casi ridurre l’attività di alcuni farmaci e di sicuro non giova alla salute. Per eliminare questo inconveniente basterà far evaporare il cloro in essa contenuto, imbottigliandola e lasciandola senza tappo per alcune ore, dopodichè potrà essere somministrata senza problemi. Quando intendiamo somministrare delle medicine oppure un qualsiasi integratore, sarebbe buona abitudine togliere tutti i beverini la sera prima in modo che al mattino, appena rendiamo disponibile l’acqua “addizionata” gli uccelli siano assetati.
Nell'acqua bisogna mettere ACETO DI MELE: 3 ml di Aceto ogni litro di bevanda.
L'acqua così trattata, acquisisce una leggera acidità che la rende benefica alla salute dei nostri uccelli.
Per la carenza di minerali, bisogna aggiungiungere anche 5 gocce di TUTTOSALI ogni litro d'acqua.
Una volta che l'acqua di bevanda é stata preparata, al momento della sua somministrazione nei beverini, possono essere aggiunti i prodotti vitaminici preferiti.
 

 
                                                  
 
 
 
 
                                                    
 
 
 
 
RIPRODUZIONE
Benchè non proprio semplicissima, la riproduzione del cardellino in gabbia oggi risulta assai più agevole che negli anni passati. I progressi dell’industria mangimistica, unitamente alla maggiore disponibilità sul mercato di soggetti allevati in cattività, hanno reso senza dubbio molto meno arduo il lavoro degli allevatori. Personalmente non mi stancherò mai di insistere sulla necessità di utilizzare esclusivamente soggetti regolarmente inanellati e provenienti da allevamenti gestiti in modo corretto. Mi rendo conto che, specie in alcune regioni d’Italia, sia ancora molto più semplice ( ed economico!) procurarsi dei cardellini di cattura, ma in questo modo nella maggior parte dei casi i nostri tentativi di allevamento saranno destinati all’insuccesso. I soggetti prelevati in natura tendono ad ammalarsi con estrema facilità, mancando degli anticorpi e della resistenza ad alcune patologie che caratterizzano, invece, quegli animali che sono stati allevati dall’uomo per generazioni. Anche la prole eventualmente ottenuta da tali soggetti risulterà fortemente penalizzata sotto questo profilo.Per chi decide di cimentarsi nell’allevamento del cardellino, il mio consiglio è quello di iniziare con poche coppie di soggetti ancestrali, essendo i mutati più delicati (oltre che assai meno economici). L’ideale sarebbe acquistare i soggetti prima della muta, in modo che possano abituarsi all’ambiente in cui dovranno vivere. Qualora questo non sia possibile raccomando vivamente di rendere il cambio di ambiente quanto meno traumatico possibile per i nostri amici.Allo scopo sarà bene che la fase di acclimatamento avvenga in modo graduale. Evitare bruschi cambiamenti di alimentazione. Cercare di alloggiare i soggetti nel modo quanto più simile possibile a quello cui erano abituati, ma soprattutto fare in modo che vengano stressati il minimo indispensabile. Ove possibile consiglio di separare i maschi dalle femmine e di alloggiare i soggetti in gabbie singole, in modo da poterli “monitorare” uno ad uno.Personalmente uso tenere i singoli animali separati fino alla stagione delle cove. La formazione delle coppie in epoca precoce comporta il vantaggio di consentire un affiatamento graduale dei soggetti, ma favorisce anche l’instaurazione di un legame di coppia con cui dovremo fare i conti qualora decidessimo di cambiare il programma di accoppiamenti.Tenendo i maschi separati sarà nostra facoltà decidere di accoppiarli con la prima femmina che entrerà in estro, oppure di modificare le coppie in seguito a decessi o nuovi acquisti.Con l’arrivo della primavera il canto forte e ripetuto dei maschi e l’irrequietezza delle femmine indicheranno che è tempo di formare le coppie. Un elemento significativo della volontà di nidificare da parte della femmina è costituito dal sistematico sfilacciamento dei fili di iuta che vengono letteralmente “cardati” fino a renderli simili alla stoppa.Solitamente bisognerebbe porre prima il maschio nella gabbia che s’intende usare per la riproduzione. In questo modo avrà la sensazione di aver attirato la femmina nel suo territorio, come accadrebbe in natura. Solo dopo qualche giorno mettereemo la femmina nella stessa gabbia divisa in due dalla griglia di separazione. Trascorso qualche giorno potremo provare a rimuovere la griglia lasciando la coppia con l’itera gabbia a disposizione. Contestualmente provvederemo anche ad “infrascare” un angolo della gabbia con piante di plastica o con dei rami di conifere, ottimi i rami degli alberi di Natale artificiali. Questo espediente garantisce alla coppia prima, ed alla femmina successivamente un minimo di privacy. Ovviamente nel caso di femmine particolarmente ansiose sarà possibile estendere la schermatura ad una superficie ancora maggiore. Al riparo dell’infrascatura verrà posto il portando. E’opportuno che i due vadano tenuti d’occhio, specie durante i primi giorni, allo scopo di assicurarsi che tutto proceda per il meglio. Un maschio troppo focoso potrebbe aggredire la femmina e costringerla in un angolo del gabbione, impedendole persino di nutrirsi e bere agevolmente. Qualche volta, invece potrebbe essere la cardellina a non gradire il compagno, rifiutandosi ostinatamente di accoppiarsi con lui. Qualora intendessimo accoppiare quei determinati soggetti sarà bene porre nuovamente il divisorio, nella speranza che qualche altro giorno di separazione dia modo ai soggetti di abituarsi l’uno all’altro.Trattandosi di uccelli molto competitivi e con uno spiccato senso della territorialità qualche piccolo litigio non deve preoccupare. Persino le coppie più affiatate non ne sono del tutto immuni, specie quando si somministrano alimenti particolarmente graditi. Tuttavia se le liti dovessero perdurare degenerando in zuffe violente, sarà bene considerare la possibilità di cambiare i componenti della coppia. Nella maggior parte dei casi per fortuna, complice la spinta ormonale, maschio e femmina non tarderanno ad intendersi. Come per tutte le specie animali esistono tuttavia delle differenze tra individuo ed individuo; alcuni maschi tendono ad essere assai focosi ed aggressivi, mentre altri si rivelano particolarmente versati nelle sottili arti del corteggiamento, altri ancora sembrano del tutto indifferenti alla compagna salvo fecondare tutte le uova che questa deporrà. Generalmente sono i maschi più tranquilli a rivelarsi i genitori migliori, alimentando la femmina durante la cova ed i piccoli successivamente. In ogni caso conviene separare il maschio durante la cova e provare a riunirlo alla femmina solo quando i piccoli avranno raggiunto i 6-7 giorni d’età, per verificare le sue attitudini alle cure parentali. Un maschio che collabori attivamente all’allevamento della prole costituisce un duplice vantaggio: evita un superlavoro alla femmina e rende possibile una seconda nidificazione in tempi più brevi, dal momento che dall’involo dei novelli sarà quasi esclusivamente lui ad occuparsene. I giovani cardellini hanno uno sviluppo abbastanza rapido, ed abbandonano il nido verso i 15 giorni per rendersi indipendenti intorno al venticinquesimo giorno d’età. Separati dai genitori andranno immessi in una gabbia sufficientemente spaziosa, avendo cura di non mischiare tra loro soggetti di covate diverse, allo scopo di evitare liti e competizioni tra animali di età differenti. A causa del loro istinto che li porta ad esplorare tutto ciò che si trova a portata di…becco, non di rado i novelli tendono a spiumarsi tra loro. Questo inconveniente può essere evitato mettendo a disposizione degli sfilacci di juta oppure delle spighe di panico, che distoglieranno quasi sempre i soggetti da questa molesta attività. Molto utili risultano anche le verdure ( foglie di cicoria e dente di leone).
 
L'anello della F.O.I. del Cardellino deve esssere di tipo “A”.
 
 
                                                                   
 
LA MUTA
La muta, che costituisce uno dei processi fisiologici più impegnativi per tutti gli uccelli e che per il cardellino in particolare può rappresentare un vero e proprio scoglio. In particolare la prima muta parziale dei novelli rappresenta un momento particolarmente delicato in grado creare non pochi problemi agli allevatori. A seconda dello stato di salute e delle condizioni ambientali i giovani intorno al terzo mese di vita effettuano la loro prima muta. In realtà, come accennato, si tratta di un fenomeno parziale che interessa solo le piume. In seguito a questo processo i novelli perdono la livrea infantile per assumere il variopinto aspetto proprio degli adulti. In questa fase della loro vita i giovani cardellini hanno bisogno di un ambiente salubre e tranquillo, nonchè di una dieta equilibrata, allo scopo di ridurre al minimo il rischio di patologie debilitanti che potrebbero complicare il normale decorso di questo delicato processo fisiologico. Personalmente consiglio, ove possibile, di tenere i soggetti in gabbie singole in modo da ridurre al minimo lo stress e poterli monitorare uno per uno. In caso contrario raccomando vivamente di porre i novelli in grandi gabbioni cercando di limitare ad un massimo di quattro il numero degli occupanti. Da un punto di vista alimentare bisogna tener presente che il fabbisogno proteico, in questo periodo, subisce un notevole incremento, per cui sarà buona norma integrare un paio di volte a settimana la loro dieta con i soliti alimenti ad elevato contenuto di proteine. Anche le vitamine dovranno essere somministrate regolarmente per tutta la durata della muta. Dove possibile assicurarsi che i soggetti in muta vengano tutelati da sbalzi di temperatura e di umidità che potrebbero favorire l’insorgenza di coccidiosi con esito addirittura letale nei casi più gravi. Inutile sottolineare che frequenti abluzioni e qualche ora di sole al giorno andranno a tutto beneficio della salute dei giovani cardellini. Pur essendo sostanzialmente contrario all’impiego di farmaci, una blanda terapia anticoccidica, specie i concomitanza di brusche variazioni climatiche potrà essere di qualche giovamento, specie con i soggetti più delicati. In ogni caso è utile una scrupolosa pulizia delle gabbie ed una buona aerazione degli ambienti.
CONCLUSIONI
Voglio precisare che non è certo mia intenzione, fare il professore. Tuttavia spero di aver dato un piccolissimo e utile aiuto a coloro che si accingono in questa bellissima esperienza, a mio parere non si deve essere travolti da un insieme di informazioni che alla fine porteranno ad abbandonare questo hobby proprio perchè non si riesce a decifrare un linguaggio troppo scientifico. E' molto importante dire pochi concetti che mettano a proprio aggio il lettore e non lo faccia esasperare nell'allevare gli uccelli qualsiasi essi siano. Mi permetto dunque di aggiungere un solo suggerimento: osservate i vostri animali. Imparare a valutare il loro stato di salute, arrivare alla soluzione dei problemi con il ragionamento e la sensibilità, sono le capacità che contraddistinguono un vero allevatore. Non esistono regole né verità assolute. Solo tentando e ritentando con determinazione e soprattutto con passione riusciremo a provare l’immensa gratificazione di assistere al miracolo della vita. Un allevatore diventa grande o piccolo in base alla propria esperienza vissuta con i vari uccelli. Così piano piano si comincia ad adottare e capire i trucchi e le tecniche.
 
N.B: Allora diciamo subito che le gabbie sono ottime da 120, vanno anche bene da 90. Anche qui la scelta è vasta, si possono acquistare delle batterie da 6 gabbie o razziere zincate, tutto relativo alla tua disponibilità economica.
La costruzione di una voliera interna è anche un buon metodo per allevare e riprodurre i cardellini, però si deve calcolare che le misure ideali sono le seguenti, altezza 2mt, profondità 1,50mt , frontale da 80/100cm. Ogni voliera può ospitare una coppia. Premesso che ogni Regione di residenza ha la sua normativa, cmq in linea di massima, l'autorizzazione all'allevamento a scopo ornamentale per le specie autoctone (cardellino, verzellino, lucherino, verdone etc etc) viene rilasciata a domanda dalla ripartizione Faunistica Provinciale , una volta avuta la concessione si può avviare l'allevamento. Mentre se acquistate uccelli ai solo fini detentivi, sempre appartenenti alla fauna autoctona, regolarmente anellati , non possono essere riprodotti per nessun motivo previa confisca e denuncia penale. Chi acquista, deve trasmettere alla ripartizione faunistica Prov e alla regione , copia del foglio di cessione rilasciato dal venditore. 
Tutt'altra cosa se intenti allevare Mayor mutati o ancestrali, nn necessita di autorizzazione ne per la sola detenzione ne per la riproduzione, si è solo obbligati ad avere la relativa documentazione di provenienza. In linea di massima, l'alimentazione che bisogna usare "di base".
In inverno, quindi in fase di riposo, l'alimentazione è molto molto spartana, non povera eccessivamente ma, considerando che in natura, in questo periodo trovano il minimo indispensabile, quantomeno devono seguire una dieta "leggera" da questo punto di vista.
Con l'aumentare delle ore di luce, si vanno ad integrare via via quelle componenti alimentari che aiutano e stimolano i soggetti al "cambiamento" che ci sarà, come l'estro, riproduzione e prole.
Quindi, cambieranno le percentuali proteiche, e "le calorie" visto che automaticamente, il loro fabbisogno giornaliero, subirà un'impennata di tutto rilievo. Bisogna iniziare anche la fornitura di sementi prative. A tal proposito, la prerogativa per chi decide di seguire questa rotazione è scindere completamente due tipi di allevamento: Esterno e interno.
Il primo, ha come vantaggio(parlando solo di piano alimentare) il fatto di "stimolare" naturalmente i soggetti, quindi il cambio di alimentazione, è un fattore prettamente sinergico per il raggiungimento della forma ideale.
Nel secondo caso, il vantaggio è quello di poter calcolare su carta, quindi impostare un'alimentazione più precisa, perchè non saranno influenzate soprattutto da fattori atmosferici.
Le percentuali alimentari utilizzate, non possono essere racchiuse in un post, perchè sappiamo tutti che in ogni allevamento, si verificano situazioni davvero uniche. 
Sicuramente, per quanto riguarda l’alimentazione “a riposo” vado controcorrente, perché, i soggetti, da quando ho iniziato a tenerli a stecchetto, si sono comportati egregiamente durante il periodo degli amori.
Credo che sentano di più il cambiamento e, soprattutto, non arrivano grassi e spesso “appesantiti” se non peggio, intossicati...
Ci tengo a precisare che, il termine “stecchetto” per animali d’allevamento, non vuol dire non mangiare, o mangiare male, vuol dire eseguire una dieta più precisa e “pesata” più tosto che una dieta “abbondate” e iperproteica come nel regime estrale.
Non finirò mai di ditre che il periodo di muta, è un’ ulteriore periodo stressante, oltretutto dopo la riproduzione e le cure dei piccoli, quindi dobbiamo, per ovvie ragioni, farlo rientrare in quel periodo con un fabbisogno alimentare ipercalorico. Al nord Italia, chiaramente le stagioni invernali si presentano più fredde, quindi, allevando all’esterno, l’alimentazione è un parametro d’aiuto per cercare di far svernare con più facilità i soggetti, ma sono convinto che spesso si esagera questa è una mia convinzione, quindi, in suddetto periodo, spesso vengono ugualmente sovralimentati.
Per quanto riguarda la somministrazione dell’alimentazione “a libera scelta”, purtroppo, anche se potrebbe sembrare bellissimo, dal punto di vista gestionale dovremmo solo preoccuparci di riempire continuamente le mangiatoie, riferendoci sempre ad animali d’allevamento, non saranno in grado di autogestirsi una dieta equilibrata e si ciberanno come fanno i bambini con le caramelle al posto di un frutto, di semi a loro molto appetiti, scartando completamente tutti gli altri, arrivando anche al punto di non mangiare altri semi, all’infuori di “quelli buoni”…al palato. Le conseguenze sono scontate.
L'alimentazione PERFETTA........... Se parliamo di migliorarci, di migliorare il nostro stile d'allevamento, garantito al 100% che la prima cosa a cui puntiamo è cercare di trovare l'alimentazione perfetta.
Nel tempo, dopo prove e riprove, ho capito che in base ai soggetti che ho allevato la migliore risulta sempre quella semplice, ma allo stesso tempo di qualità. Certo detto così, sembra facile, ma poi, è davvero impossibile trovare la giusta alimentazione? Io quello che posso dire, per quel che mi riguarda che l'alimentazione giusta è quella che ti tiene i soggetti in salute. Sta nel trovare "le dosi" giuste che in un certo senso è il fulcro del tread e qui è "la nostra esperienza" non quella dei soggetti a essere vincente. 
 
 
 
 
 
                                                   
                                                         maschio                      femmina
 
 
 
 
 
                          
 
 
 
                            
 
 
 
 
 
                            
 
 
 
                           
 
 
 
                         
 
 
 
 
                           Ibrido Cardellino x Canarina.........
Nel Cardellino l'istinto della riproduzione sorge in maggio, il periodo degli amori inizia prima nella canarina,che già a marzo tende a nidificare. Si crea così uno sfasamento ,che dobbiamo in qualche modo colmare. Occorre ritardare il più possibile la costruzione del nido da parte della femmina,evitando fin quando è possibile di fornirle il nido e il materiale da imbottitura;trascorrerà così anche un mese dall'entrata in amore della canarina. Se il maschio non è ancora pronto,com'è probabile se i due sono tenuti all'esterno,allora si lascia che la femmina costruisca il nido e covi le uova (infeconde,naturalmente) il maggior tempo possibile,in pratica si aspetta finche non abbandona spontaneamente le uova:questo può succedere anche dopo 19 o 20 giorni. Se a questa data siamo ancora lontani dall'inizio di maggio,si può ripetere tutta l'operazione un'altra volta,ma solo se strettamente indispensabile, perché le covate a vuoto per la nostra piccola sono faticose quanto e più delle altre,e se troppo numerose possono causare anche l'insorgere di patologie asmatiche. Eccoci così ai primi di maggio, periodo in cui il nostro razzatore dovrebbe essere pronto. Sono stati messi a punto numerosi 'metodi' per scoprire quando il cardellino è in amore,tutti hanno del vero ma nessuno è infallibile. La macchia nera alla punta del becco,si dice,scompare;vero,ma a volte lo fa un po' prima o un po' dopo;qualcun altro dice che le feci diventano meno liquide e più consistenti:ma è difficile rilevare la differenza, se differenza c'è. L'unico modo valido a mio avviso è osservare il comportamento del maschio:canta ,nella grande maggioranza dei casi, dalla mattina alla sera,e le oscillazioni di corteggiamento sono sempre più frequenti. A proposito di queste ultime,è essenziale notare dove guarda il cardellino mentre compie la sua 'danza': se guarda verso di voi o davanti a sé,non ci fate caso,se però punta la canarina è un ottimo segno,ed è il suo modo per comunicarle che vuole accoppiarsi con lei. Siamo già a buon punto,ma ulteriori ostacoli si frappongono tra l'allevatore e gli incardellati. Infatti una cardellina, essendo una conspecifica, capisce sempre il significato del gesto del maschio:se è pronta anche lei ed ha ultimato il nido,compie anch'essa il medesimo movimento,e si dispone in posizione invitante per invogliare il maschio ad accoppiarsi. Invece, per nostra sfortuna,il richiamo sessuale delle canarine non assomiglia nemmeno un pelino a quello del cardellino, perché non contempla nessun comportamento particolare,e consiste solo in un sommesso ma ripetuto pipipipi. Premesso questo,i casi possibili sono due:o è il maschio che dimostra di volersi accoppiare,o è la femmina che lo invita alla copula col suo richiamo. Il primo caso è (purtroppo) poco frequente,ma la canarina comunque,forse a causa dell'atteggiamento peculiare del compagno che improvvisamente si porta accanto a lei cantando fortemente e oscillando,istintivamente comprende le sue intenzioni e (se è pronta e ha costruito il nido) vi si accoppia; se invece è lei a chiamarlo, spessissimo (sigh...) il cardellino per quanto detto prima, non se ne dà per inteso e non succede proprio nulla.
Ma figurarsi se l'agguerrito allevatore, dopo mesi e mesi di paziente attesa, può arrendersi proprio adesso. Così ad inizio maggio si può separare il cardellino dalla compagna e metterlo in una gabbietta da solo,dove canterà come un ossesso tutto il giorno: però si dovrà metterlo nelle adiacenze della gabbia della femmina, cosicché possa vederla.
A quest'ultima, dopo aver atteso un paio di settimane (o anche qualcosa in più,in modo da 'cucinare' per bene il maschio) si fornisce il nido e i fili di iuta cosicché essa completi il nido stesso dopo qualche giorno. A questo punto il nostro Cardellino, che è rimasto per un pezzo da solo, in amore e con la femmina a un palmo di naso da lui,sarà pronto per essere messo nella gabbia con la compagna,la quale probabilmente appena lo vedrà inizierà a chiamarlo;il maschio,dopo il lungo periodo di astinenza risponderà con la sua danza di corteggiamento , dopodiché seguirà il tanto sospirato accoppiamento. In caso contrario si possono separare i due uccelletti per poi rimetterli insieme ancora un paio di volte, assolutamente non di più per non stressarli troppo,e se ancora si arriva ad un nulla di fatto,forse sarebbe il caso di pensare che si è sbagliata la scelta del Cardellino! A rigore, non è strettamente necessario separare i riproduttori; si evita di farlo a colpo sicuro se il soggetto è particolarmente docile di natura, ma anche per gli altri,dopo il primo accoppiamento,le cose saranno assai più facili per l'allevatore che non dovrà più separare i due uccelletti.
Consiglio di aspettare febbraio/marzo, perchè altrimenti anche se fanno le uova adesso con molta probabilità non sono feconde, e così vale anche se la femmina è alla sua prima cova.
Prima di iniziare bisogna avere una gabbia da cova abbastanza grande almeno 90 cm di lunghezza più grande è meglio è, così la Canarina volando sviluppa i muscoli che le serviranno anche per la cova, consiglio di prendere quelle con il cassettino sottogabbia estraibile in modo che per pulire la cacca non devi spostare tanto la gabbia.
Sarebbe una buona cosa farli svernare insieme nella stessa gabbia in modo che si abituino.
Verso febbraio si inizi a mettere il nido e il materiale per costruirlo, si vendono nei negozi di animali delle palline di spago e cotone che servono alla canarina per "imbottire il nido".
Mentre la femmina prepara il nido bisogna separa il maschio (se troppo aggitato) con la griglia divisoria e lasciali qualche giorno separati. Quando vedete che la femmina ha finito il nido togliete la griglia e godetevi l'accoppiamento.
Dopo una settimana dall accoppiamento la femmina depporrà le sue uova, certi dicono di toglierle e sostituirle con uova finte fino a che la femmina depone l'ultimo uovo e poi rimetti quelle vere nel nido in modo che i piccoli escano dall uovo tutti lo s
tesso giorno. Altri dicono che possono stare tranquillamente nel nido e non serve sostituirle.
Intanto date alla femmina del pastoncino in una vaschetta. Dopo 5/6 giorni dalla deposizione dell ultimo uovo, si può controllare con una lucetta led se le uova sono feconde o no.
Dopo più o meno 16/17 giorni usciranno i piccoli, a questo punto bisogna controllare che il maschio non sia geloso e non li becchi. P
er capire i sintomi di quando bisogna mettere il nido nella gabbia, si deve sentire cantare il cardellino molto spesso,oppure basta guardare il suo becco, in questo periodo, la punta dei becchi dei cardellini sono nere, e lo può anche costatare dal nostro cardellino. Non appena si entra in primavera, questa punta di nero, andrà sempre a diminuire, e non appena sarà scomparsa del tutto, significa che il cardellino è prontissimo ad accoppiarsi.
Quindi a questo punto bisogna mettere il nido nella gabbia, e se la canarina è anche pronta, basterà aspettare 1 o 2 settimane al massimo per vedere già le prime uova.
Se le uova sono fecondate, consiglio di metterle nel nido, e calcola che si schidono dopo 14-15 giorni dalla covata, i piccoli usciranno dal nido verso i 18 giorni dalla schiusa delle uova, e si svezzeranno intorno ai 30-35 giorni di vita.
Quando i piccoli usciranno dal nido, la coppia farà una seconda covata, quindi bisogna mettere un secondo nido nella gabbia.
Durante l'alimentazione oltre ai semi e al pastone, si può aggiungere frutta e verdura. Per 3-4 giorni alla settimana, e anche un complesso polivitaminico, per fare stare al meglio i piccoli e i genitori
 
Altre Ibridazioni sono......
 
Cardellino x Lucherina: Si ottengono Ibridi belli, l'incrocio inverso raramente da buoni risultati.
 
Cardellino x Verdona: Facili da ibridare, delle volte offre soggetti di pregio. Un pò più difficile e meno interessante è l'incrocio inverso.
 
Cardellino x Ciuffolotta: Si deve scegliere un grosso Cardellino, si ottengono soggetti interessanti. L'unione inversa invece non è facile ma molto interessante.
 
Cardellino x Organetta: Non è molto facile, i soggetti sono molto belli. Lo stesso vale per l'incrocio inverso.
 
Cardellino x Fanella: Difficile, ma i soggetti sono molto belli. L'incrocio inverso i soggetti sono meno interessanti.
 
Cardellino x Fringuella: Sia questo che l'incrocio inverso sono molto difficili, ma ogni Ibrido ottenuto è molto pregiato.
 
Cardellino x Venturona: anche questo è molto difficile, più di quello inverso, ma entrembi danno Ibridi molto belli.
 
 
 
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                           (Vi raccomando NO....NO.....NO.......ALLA CATTURA......che TRISTEZZA) 
 
 
 
 
 
 
 
L'approfondimento sull'Organetto (Acanthis Flammea) lo potrete trovare nell'articolo da me scritto nella rivista FEO "ORNIEUROPA" n° 9 
 di Antonio Papania.
 
 
 
 
L'approfondimento sul Fanello (Acanthis Cannabina) lo potrete trovare nell'articolo da me scritto nella rivista FEO "ORNIEUROPA" n° 12  il principe poco apprezzato
 di Antonio Papania.
 
 
 
 
 
                                                            
 
 Saluti da Antonio.
 
 
                   
 
 
 
 
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