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                                                                                  I MERLI
 
 
 
                          
                                                                                            (Foto Merlo maschio)
 
 
Chiunque trovandosi al parcoin giardino o in città è stato attratto da un Merlo maschio per il colore delle sue piume e del suo becco.
Io ne ho avuto uno. Si chiamava Ugo. Era molto bello sentirlo cantare. Un pomeriggio, tornato a casa, trovai la gabbia vuota.
Ugo se ne era andato. Che dispiacere! Che dolore! Quando vedo un Merlo penso sempre al "mio bellissimo Ugo"; anche perchè dove abito io si sente spesso il canto armonioso del Merlo. 
Il Merlo ha un canto molto forte, proprio per questo lo sconsiglio di tenerlo a casa negli appartenenti perchè già nella mattinata si mette a cantare; quindi si possono avere poblemi con gli inquilini. Per chi vuole allevare questi uccelli io consiglio di allevarli in una voliera grande in modo da garantire il volo.La voliera deve essere fatta in modo da fare passare la luce.
N.B: Per fare questo tipo di allevamento consiglio, di farsi fare una autorizzazione da parte della Presidenza della Regione.

 

Il Merlo Comune misura circa 25 cm.

Maschio: nero lucente con becco e orlo palpebrale giallo-arancio.

Femmina: parti superiori bruno scure, parti inferiori bruno-fulve con striature più scure; becco bruno con poco giallo.

Giovani: somiglianti alla femmina.

Vive in gran parte dell’Europa. Parzialmente migratore, soprattutto lo troviamo nell’Europa settentrionale e orientale. Si tratta di una delle specie più comuni anche nei giardini urbani e, soprattutto nei paesi del nord Europa la sua dimestichezza con l’uomo è diventata tale che si lascia avvicinare anche a pochi centimetri. Il merlo è onnivoro. (Per onnivoro si intende un organismo che si nutre indifferentemente sia di sostanze vegetali che di sostanze animali, sebbene il rapporto percentuale fra le due componenti della dieta può essere anche molto differente a seconda della specie presa in considerazione). Si ciba principalmente di frutta, bacche, piccoli invertebrati e legno.Il suo habitat naturale è il bosco, ma si adatta a vivere in numerosi ambienti (in pratica, ovunque vi siano le condizioni per nidificare) e non raramente lo si trova anche in aree urbane.

RIPRODUZIONE: Il nido, è una coppa regolare e robusta, costruito dalla femmina, si trova sui rami degli alberi, fra i cespugli o anche semplicemente in buche nel terreno.
La femmina depone le uova tre volte l'anno; generalmente sono in numero da 4 a 6 e di un colore azzurro-grigio, maculate in modo irregolare con puntini grigi. Il periodo di incubazione va dai quattordici ai quindici giorni ed è principalmente la femmina a covare le uova, anche se di rado collabora pure il maschio per motivazioni, si presume, di natura ambientale.
Anche il materiale utilizzato per la costruzione del nido è particolare, costituito da steli d’erba e muschio cementati da fango, è foderato di erba.

                     

                                                             (Foto  Merlo femmina)

 

HABITAT: ambienti misti con alberi e cespuglietti compresi le aree verdi ed i giardini urbani. Nidifica preferibilmente su siepi, cespugli sempreverdi edera e altri rampicanti, dal livello del suolo fino a circa 12 metri. I merli comuni (Turdus Merula) che non si possono tenere in gabbia in quanto specie autoctone. Invece le gracule (o merli indiani) che provengono da allevamenti possono essere detenuti (ovviamente dietro certificato CITES). I merli comuni non si vendono nei negozi, è vietatissimo.

Il CANTO: è un fischio puro, molto vario, flautato e sempre allegro. Ha la capacità di imparare con facilità qualsiasi motivetto per poi ripeterlo fino alla noia. Quando canta tende a porsi verso la cima di un albero.
Il suo canto è da molti ritenuto come uno dei più belli e soprattutto allegro.
Può accadere che in lontananza un altro merlo gli alterni le sue emissioni sonore e che ciascuno dei due canti frasi differenti senza sovrapporsi.
Dato che il merlo inizia a cantare circa dalle 3 di mattina, può capitare che nelle città possa risultare molesto.

ALLEVAMENTO DOMESTICO

Si riproduce nella grande voliera come già detto. E' specie soggetta a tutela (va dichiarata alla Ripartizione Faunistico-venatoria) e nel contempo cacciabile (la solita incongruenza).
Ai primi di marzo, molte femmine, completano il nido. L'allevatore può fornire, senza cura e attenzione, erbacce strappate dal terreno, che saranno utilizzate per la costruzione di un robusto nido costruito nelle parti più impensate della voliera, ma sempre in posti riparati e calmi.
Le uova deposte variano da tre a cinque. Le prime covate con numero minore.
Schiudono in capo a 13 gg (dato verificato). I piccoli nati sono nutriti soltanto con cibo vivo. E' necessario fornire alla nutrice: bigattini a volontà, Camole del miele (mattino e pomeriggio), Lombrichi e per le femmine conoscitrici crocchette per cani (cuccioli) con proteine al 36% (insuperabili). A sei giorni, per accelerare una nuova deposizione, conviene togliere i piccoli per l'allevamento a mano. Ancora nudi debbono essere coperti con panno di lana e imbeccati ogni due ore con le crocchette di cui sopra.
In allevamenti che vogliono economizzare e che hanno distribuito, solo bigattini, o con la nutrice che predilige imbeccare con tali larve, scartando altri prodotti più sostanziosi, possono verificarsi (dopo il sesto giorno) casi di piedi disarticolati o a "pugno chiuso". Se il malessere si manifesta, non è più possibile porvi rimedio. E' invece facilissimo prevenire tali casi, fornendo alle nutrici acqua calcificata o imbibendo le crocchette in acqua calcificata. In farmacia, per uso umano, sono disponibili delle grosse pasticche effervescenti, da sciogliere in un litro e mezzo di acqua. I piccoli di Merlo sono molto precoci a svezzarsi. A venti giorni bigattini in movimento attraggono la loro attenzione e favoriscono l'autonomia alimentare.
Le percentuali di riuscita nell'allevamento a mano sono del 100%.
La specie risponde molto bene all'allevamento domestico.
Si riproduce facilmente e le soddisfazioni sono tantissime.

Vanno anellati con anello "F".

 

                                                                                  

 

 

                                                                  I MERLI INDIANI 

 

                     

 

 

IL MERLO INDIANO.      

Nome scientifico : Gracula Religiosa
Lunghezza : 24 - 39 cm.
Peso : fino a 250 gr.
Numero di uova : 2 -3
Tempo di incubazione : 12 - 14 giorni

 

Durata della vita : 15 - 20 anni
È un uccello dal bellissimo piumaggio nero lucente con riflessi violacei, fornito di un forte becco giallo-arancio e robuste zampe di colore giallo; presenta pieghe cutanee gialle, ai lati della testa, a partire dalla base degli occhi; il suo corpo è tarchiato, la coda è breve e le ali sono arrotondate.
La sua particolare caratteristica è quella di imitare la voce umana persino nella sua inflessione. Ama molto bagnarsi; è indispensabile quindi una vaschetta piena di acqua pulita, sempre pronta per le abluzioni che la gracula fa con molta cura accompagnandosi con versetti gutturali rallegranti.

La forma della gabbia migliore è quella rettangolare che si sviluppa in lunghezza, perché più consona alle caratteristiche del Merlo indiano il quale è abituato a saltellare e non ad arrampicarsi come fanno i pappagalli; inoltre gli uccelli volano in orizzontale e quindi una gabbia stretta ma alta non gli permette di fare esercizio. Per quanto riguarda le dimensioni va detto che nessuna gabbia è sufficientemente grande per un uccello, soprattutto per uno vivace come la gracula religiosa sa essere; comunque una gabbia deve avere al­meno le dimensioni di 70 x 70 x 100 cm, altrimenti ne risente la salute. Se non siamo in grado di offrire al nostro amico un alloggio valido e meglio non prenderlo. Le gabbie rotonde che si trovano presso i negozi specializzati sono molto belle esteticamente, ma poco funzionali per l'animale, perché lo spazio a disposizione è scarso e perché non offrono un angolo riparato in cui il merlo indiano si può rintanare quando è spaventato o quando vuole riposare tranquillo. Le gabbie migliori che si possono trovare sul mercato sono quelle denominate «all'inglese», con tre dei cinque lati chiusi da pannelli che riparano il soggetto da correnti d'aria, da occhi indiscreti ed inoltre evitano che lo sporco cada fuori dalla gabbia. Altra caratteristica che la gabbia deve avere è il cassetto raccogli sporco estraibile e di materiale facilmente lavabile, in mo­do da poter mantenere facilmente una certa igiene indispensabile per la salute della maina. Gli sportelli devono essere sufficientemente grandi da poter entrare con una mano per estrarre la gracula religiosa senza ferirla. Se la gabbia è munita lateralmente di due piccoli sportelli li possiamo comodamente utilizzare per le mangiatoie in modo da non disturbare l'animale quando gli diamo il cibo. Ultima, ma non meno importante, è la scelta del materiale con cui è costruita la gabbia; il merlo indiano non rosicchia le sbarre come fanno i pappagalli e quindi si può scegliere anche il legno, ma questo materiale con il tempo si rovina e diventa brutto ed inoltre può diventare facile ricettacolo di pidocchi e acari. Inoltre non è facilmente lavabile e disinfettabile e quindi è meglio indirizzarsi sul ferro zincato o eventualmente verniciato che rimane inalterato con il tempo.  

L'ALIMENTAZIONE

In natura il merlo indiano si ciba principalmente di frutta, di insetti e piccoli invertebrati, soprattutto quando deve allevare la prole. Non si nutre assolutamente di semi (come ad esempio i canarini)! Il cibo viene preso con il robusto becco e se troppo grande per venir inghiottito intero viene rimpicciolito con robusti colpi di testa che hanno, però, il risultato di spargere anche pezzetti di frutta per un notevole raggio intorno alla gabbia. E impressionante vedere come il collo del Merlo indiano possa dilatarsi per ingerire anche una ciliegia intera; e niente paura, se il boccone continua ad essere troppo grosso la gracula religiosa lo ritirerà fuori per rimpicciolirlo ulteriormente. L'alimento principale è la frutta che va somministrata lavata, asciugata e soprattutto non gelata di frigorifero onde evitare disturbi gastrici. Va data in tarda mattinata e i resti vanno tolti alla sera perché irrancidendo velocemente possono causare fermentazioni intestinali molto pericolose per la salute.

Le verdure gradite dalla gracula religiosa sono: la cicoria selvatica, la scarola, la lattuga, il cavolo, il broccolo, gli spinaci, il cetriolo ricco di succhi ad azione tonica sull'organismo, i pomodori polposi e maturi, le fave fresche e i piselli. Le verdure devono essere lavate, asciugate, non gelate di frigorifero, non devono essere ingiallite e con parti marcite. La frutta e la verdura hanno il grande pregio di contenere molte vitamine indispensabili per la salute dell'animale, ma contengono anche molta acqua. Bisogna integrare l'alimentazione dei merli indiani con del cibo di origine animale quale:

 
 
  • carne magra tagliata a pezzettini;

  •  ricotta magra;

  • uova sode;

  • tarme della farina;

  • uova di formica;

  • biscotti all'uovo.

Le tarme della farina si trovano presso i negozi specializzati e si possono facilmente allevare in un contenitore dalle pareti lisce dandogli crusca, pane secco e insalata o mela. Anche le uova di formica sono reperibili presso i negozi specializzati in animali e vanno rinvenute nell'acqua prima della somministrazione alla maina. Dato l'alto valore nutritivo delle tarme della farina non bisogna superare il numero di l0-15 larve al giorno; meglio ancora se si tengono come leccornia o come premio per qualche esercizio ben fatto. I resti del cibo a base di alimenti animali vanno tolti la sera perché sono pericolosi per la salute del soggetto in questione. Per integrare la dieta si possono utilizzare anche altri alimenti di origine vegetale quali il riso bollito, le patate, la polenta e la pasta cotta, ma questi alimenti vengono appetiti in modo molto soggettivo. In commercio si trovano dei pastoncini e dei pellets che contengono la giusta dose di sali minerali, proteine e vitamine, sono entrambi prodotti buoni. E' necessario fornire loro anche degli integratori minerali sotto forma di osso di seppia, di carbone di legno dolce, di grit o di sali minerali che si aggiungono al pastoncino. Non si è ancora riusciti a farli riprodurre in cattività con una certa frequenza; questo è dovuto soprattutto al fatto che i sessi sono molto difficili da riconoscere e quindi è molto difficoltoso riuscire a formare una coppia. Inoltre anche due merli indiani dello stesso sesso si comportano come se fossero una coppia rendendo il nostro compito ancora più arduo. Infatti questi uccelli sono molto sociali e fanno vita di gruppo mantenendo molto forte il legame tra loro pulendosi reciprocamente il piumaggio. In questo modo spesso siamo indotti a credere di possedere una coppia ed invece i due soggetti sono dello stesso sesso, solo che sono molto affiatati tra loro. Solo alloggiando un nutrito numero di soggetti in una grande voliera ed osservando attentamente il loro comportamento, ad esempio il fatto che due soggetti stanno isolati dagli altri del gruppo e dormono stretti uno all'altro, ma soprattutto le lievi differenze morfologiche che ci sono tra i due sessi, si può sperare di riconoscere una coppia per separarla in una voliera appositamente costruita per loro. Il periodo di riproduzione in libertà ha inizio nel mese di aprile e si protrae fino alla fine di agosto. Se abbiamo la fortuna di essere entrati in possesso di una coppia allora bisogna alloggiarla in una spaziosa voliera esterna arredata con rami e possibilmente piante verdi, e nella quale si cercherà di ricreare il più possibile l'ambiente naturale. Tra il folto della vegetazione appenderemo il nido a cassetta di almeno 20 x 20 x 20 cm di grandezza con un grande foro di entrata. Meglio se i nidi messi a disposizione della coppia sono più di uno per dare alla femmina possibilità di scelta. Come materiale per foderare il nido daremo paglia o fieno, foglie, rametti, pezzettini di juta, e simili, alla nostra coppia, che provvederà a sistemarli all'interno della cassetta dove verranno deposte 2-3 uova. Alla cova provvederà principalmente la femmina allietata dalla presenza del maschio che le farà compagnia e a volte la sostituirà. Molto importante in questo periodo è l'alimentazione, che va curata in modo particolare: il cibo deve essere il più vario e sano possibile e non bisogna assolutamente mai fare mancare gli alimenti di origine animale che forniscono le proteine necessarie al raggiungimento di una buona forma amorosa e al successivo corretto sviluppo dei nidiacei. Uovo sodo, biscotto all'uovo pastoncino per uccelli insettivori, come pure le tarme della farina e le uova di formica vanno messe regolarmente a disposizione della coppia nidificante. In questo periodo sono particolarmente importanti anche i sali minerali per la formazione del guscio delle uova e dello scheletro dei pulli. Dopo circa 14 giorni di cova nascono dei pullus nudi e con gli occhi chiusi, ma dalle brame fameliche che i genitori cercano di placare alimentandoli ogni 2-3 ore. Il cibo utilizzato durante l'accrescimento è a base soprattutto di proteine animali tanto necessarie allo sviluppo dei piccoli. Dopo 18-20 giorni i nidiacei incominciano ad uscire dal nido, ma dovrà passare an­cora almeno una settimana prima dello svezzamento vero e proprio; nel frattempo i genitori continuano ad alimentare i giovani, mentre la femmina può apprestarsi a costruire un'altra volta il nido per compiere la seconda ed ultima covata dell'anno. É buona norma far sì che le covate abbiano fine entro il mese di luglio, perché durante l'estate questi uccelli vanno incontro alla muta del piumaggio e questo evento, del tutto naturale, è per loro un notevole sforzo fisico; se sono ancora intenti ai doveri di genitori la loro salute può anche venirne irrimediabilmente pregiudicata. I soggetti che si prestano maggiormente a parlare sono quelli molto giovani e mantenuti in casa a stretto contatto con gli uomini, ma senza altri merli. Così facendo si può insegnare loro a ripetere anche frasi intere e a imitare addirittura il timbro della voce dei "suoi" familiari. L'alimentazione di questi uccelli è a base di pastoncino, di insettivori integrato con frutta, verdura, biscotti inzuppati nel latte e carne cruda a pezzetti. Le maine sono molto golose e vogliono sempre mangiare quello che si mette in tavola, ma attenzione a non esagerare.

                                              

State attenti a ciò che insegnate a dire a questi uccelli......  

 

 

                                                   

 

 

                                   L'Ortolano

 

 

                

Questo uccello lo vidi di presenza anni fa. Mi affascinò così tanto che incominciai a studiarlo caratteristiche, comportamento, ecc.... giorno per giorno. Appartiene all'Ordine dei Passeriformi, sottordine degli Oscini, Famiglia degli Emberizidi, Sottofamiglia degli Emberizini. Gli uccelli appartenenti a questa Famiglia hanno 9 Remiganti primarie la 10ª è pochissimo sviluppata e di difficile distinzione dalle Copritrici primarie; dimensioni da piccole a medie; becco conico, appuntito, robusto e, generalmente, provvisto di una protuberanza palatale "dente palatale"; unghie sottili, appuntite ed accentuatamente ricurve. Sono granivori, tuttavia mostrano una selettività molto più elevata per quanto concerne il tipo di semi appetiti con una spiccata preferenza per quelli delle Monocotiledoni (Ziswiler, 1965, 1979). I semi vengono sgusciati con l'ausilio della lingua, dei forti muscoli mascellari e della protuberanza palatale. La dieta alimentare viene poi integrata con bacche, insetti ed altri invertebrati. La sua misura è di circa 17 cm di lunghezza con sagoma tipica degli Emberizidi caratterizzata da un breve becco conico nel quale è presente il classico “dente palatale” tipico della Famiglia e da una coda relativamente lunga e sottile leggermente intaccata a “V” nella parte terminale. Dimorfismo sessuale discretamente evidente.Maschio adulto: testa, collo ed alto petto verde oliva; gola, anello perioftalmico e mustacchi giallastri. Parti superiori brune variamente sfumate con striature nerastre; groppone e sopraccoda bruno giallastro striato di bruno. Timoniere bruno nero con le centrali bordate di castano ed il paio esterno parzialmente marginato di bianco. Parti inferiori castano rossiccio con ascellari giallo pallido. Femmina adulta: disegno generale della livrea simile al m ad. con però le parti superiori più brunastre e scarso o nullo verde su capo, collo ed alto petto i quali, inoltre, sono marcatamente striati di bruno nerastro. Parti inferiori da bruno caldo a castano rossiccio sbiadito con striature bruno nerastre. Giovani: mancano delle tonalità verdastre; parti superiori castano rossiccio con diffuse striature bruno nerastre. Inferiormente: gola e petto bruno giallastro striato di nerastro; restanti parti inferiori bianco-sporco soffuso di rossiccio; fianchi striati. Becco bruno rosato, conico ed appuntito con “dente palatale” poco accentuato. Zampe bruno rosato, sottili e munite di unghiette alquanto ricurve. Il cantopiacevole, sebbene un po' monotono in quanto costituito da una semplice strofa ripetuta più volte, generalmente emesso da posatoi più o meno elevati; talvolta anche nelle ore notturne. Il richiamo consiste in un verso sibilante di frequenza piuttosto elevata. Il volo agile ed elaborato negli spostamenti su corte distanze, sostenuto e leggermente ondulato sui percorsi più lunghi. Il Italia questa specie si riproduce irregolarmente nelle regioni del Nord e del Centro dove è presente fino al Molise ed alla Campania settentrionale. Sporadiche e limitate presenze si rinvengono inoltre nelle località montane più adatte della Basilicata e Calabria occidentali.
Non sono noti casi accertati di nidificazione nelle Isole.
Nel suo habitat riproduttivo dell'Ortolano necessita di urgenti quanto inderogabili misure conservative riguardanti, soprattutto, i terreni agricoli sottoposti ad operazioni di falciatura, mietitura ed aratura durante il cruciale periodo della riproduzione. Le Nazioni maggiormente interessate a questa opera di conservazione sono, principalmente: Italia, Fennoscandia, Polonia, Portogallo e Spagna. In esse è indispensabile sviluppare un'agricoltura di tipo non intensivo con la creazione di piccoli appezzamenti, caratterizzati da un'elevata varietà di vegetazione erbacea, che intervallino in maniera ragionevole le grandi estensioni monocolturali. È poi necessario provvedere alla conservazione, al ripristino o alla creazione ex-novo delle siepi ai margini di campi, capezzagne, ecc. Non va poi sottaciuta l'improcastinabile esigenza di limitare al massimo l'impiego di pesticidi nella normale opera di protezione delle colture.
Anche l'importanza della presenza di alberi ai bordi o alla congiunzione dei campi non è da sottovalutare in quanto essi, oltre a fornire un'ulteriore varietà alla dieta della specie, offrono anche siti riproduttivi ottimali. Nelle regioni caratterizzate dalla presenza di un'attività pastorale su terreni naturali o semi-naturali è necessario mantenere questo tipo di sfruttamento agricolo eco-compatibile evitando, per quanto possibile, lo sviluppo di pratiche agricole intensive e favorendo, al contempo, quelle migliorie sopra accennate. Oltre a salvaguardare l'Ortolano e le altre specie ornitiche frequentanti le nostre campagne, ne trarrebbe un innegabile beneficio pure la nostra salute. L'abitat è molto vario, cespugliati, macchie, steppe, campi coltivati o meno con alberi sparsi, vigneti, ecc.... sia di collina che di montagna. Occupa volentieri anche i pendii ripidi di forre, gole, burroni, i depositi alluvionali scoperti ed i terreni pietrosi scarsamente rivestiti di arbusti spinosi. Sebbene sia un uccello prettamente terricolo si alimenta e nidifica sul terreno tuttavia canta sovente appollaiato su rocce o bassi cespugli e, talvolta, anche dalla sommità degli alberi. Preferisce i luoghi molto soleggiati caratterizzati da un clima siccitoso o semi-arido a qualsiasi latitudine esso si trovi. Le zone coltivate aperte sono normalmente frequentate quando ricche di sostanze trofiche appetite. Pur non evitando i depositi golenali e le rive degli specchi d'acqua, tuttavia non sembra essere particolarmente attratto dagli ambienti umidi. Durante lo sverno frequenta anche aree predesertiche, savane, stoppie, savane, pascoli dalla pianura alla media montagna. Rifugge le zone molto piovose.  
Per quanto riguarda il suo comportamento manifesta la sua presenza essenzialmente col canto del maschio emesso durante il periodo riproduttivo. Successivamente diviene silenzioso e la sua individuazione diventa alquanto difficoltosa a causa del comportamento elusivo e dell'abitudine di trascorrere molto tempo al riparo della vegetazione nel cui folto si muove agilmente saltellando di ramo in ramo. Di tanto in tanto, però, si posa anche sul terreno dove saltella elegantemente sebbene non vi si trattenga troppo a lungo. Socievole e gregario, ad eccezione del periodo riproduttivo, si riunisce in branchetti generalmente poco numerosi i cui componenti mostrano una spiccata tolleranza reciproca senza dar luogo a quelle contese solitamente frequenti negli altri Emberizidi. Vive in cattività alla quale si adatta abbastanza bene sebbene, nei primi tempi, si dimostri alquanto irrequieto fatto che, però, non gli impedisce di mangiare moltissimo. L'alimentazione dell'Ortolano è prevalentemente costituita da semi di numerose Erbe Selvatiche, Graminacee coltivate, Miglio, ecc..... nel periodo estivo sono poi appetite bacche mature di varie essenze vegetali. Durante il periodo della riproduzione l'allevamento della prole è fondamentalmente basato su Insetti e loro larve, Molluschi, Chioccioline, ecc...... La riproduzione e la difesa di un territorio da parte dei maschi è generalmente più blanda rispetto alla maggioranza degli altri Zigoli rispecchiando, anche in questa occasione, l'indole tranquilla e pacifica della specie. Il nido è opera della sola femmina assistita dal maschio che si limita a seguirla e ad osservarla. Talvolta esso le vola appresso trattenendo nel becco qualche filo d'erba anche se poi li lascia cadere dove capita. In pratica una simulazione di partecipazione alla costruzione del nido il quale resta a totale carico della compagna. L'ubicazione è molto varia in quanto dipende essenzialmente dall'habitat scelto per riprodursi. Nei terreni coltivati a foraggio o a Cereali preferisce porlo al riparo di un
 cespo d'Artemisia o di Cardo ed ai piedi di qualche ceppaia nelle zone cespugliate. Il nido normalmente viene costruito a livello del suolo in una sua leggera depressione rivestita con erbe secche e radichette ed imbottita di erbe e radici sottili e crini vegetali. Le uova, deposte sono solitamente circa 4-6, che vengono deposte dalla 2° metà di Aprile inizi di Maggio fino a Giugno-Luglio, che vengono covate per un periodo di circa 11-14 giorni dalla femmina. Il suo canto 
dolce e malinconico dell’Ortolano, onomatopeicamente descritto in vari modi: tri-tri-tri-ürrr; ecc., è composto dalle prime tre note aventi la medesima altezza mentre la quarta corrisponde ad un intervallo di terza maggiore discendente.  
L'Ortolano in cattività questo bellissimo uccello vive bene in cattività, sia in gabbia che in voliera purchè quest'ultima sia fornita di unriparo per la cattiva stagione, dove' si alimenta con granaglie che per altro tendono a farlo ingrassare, soprattutto in gabbia, ad un punto tale da rendergli difficile il movimento. E' opportuno somministrargli, ogni volta che lo si vede ingrassare troppo, una miscela composta di semi condizionatori, farina di granoturco, pochissimo granulato e verdura tritata finemente. Così alimentato porta bene a termine la muta precoce: fine luglio, agosto ed anche un ricambio parziale delle piccole piume che, unico fra tutti gli zigoli, effettua da gennaio a marzo. In cattività l'ortolano può talvolta andare soggetto al fenomeno del melanismo presentando, più o meno uniformemente, piumaggio molto più scuro del normale, probabilmente a causa dell'influenza che sia l'alimentazione che agenti esterni quali temperatura e stato igrometrico possono avere, in alcuni individui predisposti o particolarmente sensibili, sul funzionamento delle ghiandole surrenali. Va comunque notato che tale fenomeno colpisce in misura preponderante i soggetti sottoposti alla chiusa ed in ambienti umidi e non quelli ospitati in voliere. 

 

 

                                                                                              

 

 

 

                           Le Tortore
 
         
                                                                           Tortora
 
 
 
Allora intanto diciamo subito che esistono numerose specie di Tortora che sono di origine esotica e di piccole dimensioni, con un aspetto particolarmente attraente. Ultimamente tali specie vengono importate con una certa frequenza e, pur non essendo altrettanto rustiche quanto la tortora domestica, non presentano particolari problemi per ciò che riguarda il loro allevamento. C’è da tenere presente però che, data la loro origine, sono particolarmente sensibili all’umidità, pertanto l’ambiente in cui vivono deve essere asciutto e ben soleggiato. Una delle specie più belle è rappresentata dalla Tortora diamante: coda lunga e appuntita, un piumaggio particolarmente soffice di colore grigio perla sul capo, sul collo e sul petto che diventa bianco sull’addome, le piume del dorso e delle spalle sono brune, le ali macchiettate di bianco brillante. Queste Tortore sono particolarmente adatte alla vita in colonia con altre specie perché scarsamente aggressive, ma nel caso si voglia tentarne la riproduzione sarà bene sistemare le coppie in gabbie o voliere singole. I maschi sono più slanciati e leggermente più grandi delle femmine. Anche la coda si presenta più lunga rispetto a quest'ultime. Inoltre le zampe del maschio adulto sono di un bel rosso carnacino.
Le Tortore dal Collare: sono animali molto pacifici che si  possono  alloggiare tranquillamente con altre specie della stessa famiglia. Le voliere devono essere di grandi dimensioni, in modo da poterle far muovere al meglio. Questi uccelli non possono essere tenuti, come certi fanno, che li tengono in  gabbiette da 1 metro, come fossero canarini, non rendendosi forse conto delle grandi dimensioni. Il sesso non si distingue facilmente, bisogna affidarsi al canto per avere la quasi certezza dei sessi. In verità esistono alcuni "accorgimenti" o "trucchetti"  che non sono scientifici ma a volte possono aiutare. Le femmine di solito hanno le ossa pubiche  più larghe dei maschi in quanto devono essere predisposte alla deposizione. I maschi viceversa, oltre ad avere le ossa più strette, sono leggermente di taglia più grande, e la testa un po’ più tonda. Ma come ho detto, sono quasi delle favole che non ci garantiscono molto, specialmente se i soggetti sono dei novelli. L’alimentazione è molto semplice, un miscuglio di grano, orzo, avena e favino nano (non gradito da tutti), da somministrare nelle mangiatoie, meglio se giornalmente, perché le Tortore ne sprecano molto gettandolo in terra. Si riproducono con facilità, basta mettere loro a disposizione il normale nido reperibile in commercio, oppure anche una piccola cassettina rialzata ai lati, con della pagliuzza dentro. La femmina depone un massimo di 2 uova, che cova alternandosi con il maschio per circa 15 giorni. I giovani crescono velocemente ed a circa 30 giorni escono dal nido. Li consiglio per i neofiti, dato che il loro allevamento, non comporta grandi sacrifici.
 
                                                                           ESPERIENZA PERSONALE
 
Io feci questa bellissima esperienza...... andando nel villino con mio padre, mentre stavamo facendo dei lavori sentemmo del rumore in mazzo a dei cespugli mi avvicinai e cosa videro i miei occhi una Tortorella. A prima vista posso dire che non stava affatto bene, la presi e la portai nel mio allevamento. Ogni giorno mi dedicavo a lei dandogli da mangiare allo stecco un alimento completo ed equilibrato per allevamento alla mano e svezzamento di novelli da nido ogni 3 ore, e tutte le cure necessarie. Dopo una settimana circa si era ripresa benissimo, anche il veterinario mi fece i complimenti, cominciai a mettergli del mangiare sulla mangiatoia (mais macinato, erba medica, frumento, granoturco, crusca, soia e calcio ecc... tutto macinato) e acqua sul beverino nel fondo della gabbia. La controllavo giorno per giorno e lei cresceva bene, era totalmente diversa da quando la trovai a occhio si poteva notare benissimo che stava molto bene. Dopo circa un mese che è arrivata in allevamento, la Tortorella si è affezionata moltissimo a noi, arrivammo al punto che quando ci avviciniamo la mano si fa accarezzare tranquillamente, ma la cosa che notai e che quando mi sente passare anche da lontano mi chiama col tipico canto delle Tortore, e quando mi avvicino è molto tranquilla. La mia intenzione era quella di lasciarla libera, appena sarebbe stata autonoma. Bene aspettai circa 2 mesi, poi decisi di lasciarla libera.....Andai nel villino che era il posto dove la trovammo. Presi la gabbia aprendo la portina ma la "nostra amica" non voleva uscire. Allora pensai di infilargli la mano per prandela, lei si lasciò prendere tranquillamente (anche se un pò impaurita) la presi la lasciai sulla mano per farla volare, mia moglie aveva la video camera per filmare la liberazione. Ma la "nostra amica" non ne voleva sapere di volare, con l'altra mano la spingevo per farla andare ma lei niente, restava inchiodata sul mio dito. E' stata una esperienza bellissima, per dire la verità non avevo mai visto una cosa simile, il mio cuore non sapeva cosa fare alla fine decidemmo di tenerla ancora un poco. Dopo un ulteriore mese ritornai nel villino per farla volare, la feci volare ma la "nostra amica" ritornò da me non ne voleva sapere, qui venne fuori la decisione di tenerla ancora con me. Dopo altre 2 settimane decisi di lasciarla libera...... Oggi  grazie all'esperienza fatta con la "nostra amica" posso dire con assoluta certezza che sono animali davvero favolosi. 
Quindi mi feci una grande cultura sulle Tortore l’allevamento della Tortora può essere condotto in voliera o in locali attrezzati come le colombaie  è un piacevole passatempo per giovani e anziani. Una coppia di Tortore può essere allevata per 3-5 anni, dopo di che è necessario sostituirla con animali giovani. Nella formazione delle coppie l’individuazione del maschio e della femmina non è facile dato che, come ha rilevato il lettore, non esiste dimorismo sessuale, cioè non è possibile distinguere i due sessi attraverso differenze di forma o colore del piumaggio. Per procedere all’individuazione del sesso delle Tortore occorre pertanto osservare il comportamento di 2 animali sistemati nella stessa gabbia o voliera. Questa osservazione si deve fare in autunno, con tortore di almeno 8-10 mesi, compiendo le seguenti valutazioni: 1) Se le due Tortore si azzuffano quasi in continuazione si tratta di due maschi (i maschi sono infatti aggressivi nei confronti degli altri maschi);
2) Se le due Tortore si ignorano e convivono pacii camente si tratta di due femmine; 
3) Se una delle due Tortore inizia a tubare (emette il classico «tu-tu») e a corteggiare l’altra si tratta di una coppia sicuramente destinata ad afi atarsi.
 
COME FARE PER DETENERE REGOLARMENTE I COLUMBIFORMI APPARTENENTI ALLA FAUNA SELVATICA.......
 
A livello Nazionale la legge di riferimento che regola la detenzione e l’allevamento della fauna autoctona è la Leg.157 del 11/02/92, la cosi detta “legge sulla caccia”.
Questa suddivide gli uccelli selvatici in CACCIABILI e NON CACCIABILI.
Per le specie CACCIABILI, come Tortora Europea (Streptopelia Turtur), Colombaccio (Columba Palumbus) e Colombella (Columba Oenas), la legge consente esplicitamente l’allevamento.
Prima di iniziare tale attività l’aspirante allevatore deve recarsi presso la Provincia di appartenenza e fare richiesta scritta per l’autorizzazione all’allevamento di specie cacciabili (i moduli vengono forniti al momento della domanda). Per quanto riguarda le specie NON CACCIABILI come la Tortora dal collare Orientale (Streptopelia Decaocto), ci si deve dotare di un registro per l’allevamento degli uccelli indigeni, dopo di che, ci si deve recare alla propria Provincia di appartenenza con il registro (verrà vidimato mediante timbratura) una “DICHIARAZIONE di INIZIO ALLEVAMENTO di UCCELLI AUTOCTONI” che sarà trattenuta e messa agli atti.
A questo punto possono essere acquistati i soggetti che devono provenire da allevamenti (mai di cattura), devono essere provvisti di anello inamovibile ed accompagnati da una dichiarazione di cessione dell’allevatore di provenienza (non esiste un modello ufficiale per la dichiarazione), vale anche per i soggetti importati.
Tutti i nuovi nati devono essere inanellati e registrati.
Per quanto riguarda gli uccelli indigeni è la Provincia l'autorità competente ed ogni Provincia ha una sua normativa al riguardo. La Provincia, dopo le valutazioni e le eventuali verifiche, può rilasciare l’autorizzazione, consegnando all’allevatore il “registro ufficiale di carico e scarico” vidimato (è un documento ufficiale rilasciato dall’autorità pubblica), sul quale andranno indicati tutti i movimenti in entrata ed uscita degli esemplari.
Tutti i soggetti che vengono introdotti nell’allevamento devono provenire da altri allevamenti (non possono essere di cattura) e devono essere marcati (anello inamovibile per uccelli).
Tutti i soggetti nati devono essere inanellati e registrati.
 
 
 
 
                                       
                                                                                  Tortora

 

 

 

 Piccione Domestico  (Columba livia domestica)
 
 
 
                                            
 
 
 
La Storia..............

Come tutte le razze di colombi domestici, il colombo viaggiatore, deriva dalla Columba livia, della quale conservaancora molto i caratteri. Per quanto riguarda le razze di colombi che hanno contributo alla sua formazione, il La Perre de Roo sosteneva che non fosse possibile stabilire con esattezza quali fossero le razze utilizzate. Altri danno invece per assunto un intervento del Cravattato Francese e della colombo selvatico.
 
La selezione del Colombo Viaggiatore oggi conosciuto esordì in Belgio nell'Ottocento. A quel tempo esistevano tre varietà di Colombo Viaggiatore Belga: la Liegese, la Anversese e la Mista. La prima aveva il becco cortissimo, le caruncole nasali erano poco sviluppate e di color bianco, gli occhi erano incorniciati da un piccolo anello carnoso. Le sue ali erano molto larghe, la coda stretta composta da 12 timoniere. Questa varietà era dotata di una velocità superiore rispetto all'Anversese.
La varietà Anversese era di taglia maggiore, il becco era più lungo, forte e robusto, le caruncole nasali e oculari sviluppate. Questo colombo si distingueva per la sua grande resistenza alla fatica che gli permetteva di effettuare lunghi viaggi.
La varietà mista aveva una spiccata variabilità, componendosi di animali derivati dalle due precedenti forme.
In Belgio già nel 1820 troviamo dei concorsi di colombi, come testimoniato da un amatore di Verviers, presso Liegi, che ottenne il primo premio in una gara a Parigi. Il suo colombo fu portato in trionfo in tutti i villaggi con un corteo che avanzava seguito dalla banda musicale e preceduto da un cannone che sparava due colpi a salve  per annunciare l'arrivo del vincitore. I colombi viaggiatori sono stati dei veri e propri protagonisti in molti eventi storici: durante l'assedio di Parigi, nel 1870, permisero ai parigini di comunicare con l'esterno consentendogli così di preparare una difesa.
Durante la guerra del 1915-1918 era uno dei mezzi di comunicazione principali per portare messaggi li dove i combattimenti erano più aspri e dove gli altri mezzi di comunicazione non potevano arrivare. Alla fine della guerra, in Francia, fu elevato un monumento alla gloria di questo volatile. Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i mezzi di comunicazione più sofisticati venivano meno, i messaggi venivano portati da questi colombi. Uno dei più famosi è il colombo Paddy che attraversò la Manica annunciando agli inglesi il successo dello sbarco in Normandia e premiato con la Dickin Medal.
Un episodio poco conosciuto è quello accaduto il 15 gennaio 1952 in Indocina quando parecchi treni deragliarono sulla linea Roméas-Phnon-Penh distruggendo la stazione radio. Due piccioni viaggiatori, che il capo convoglio liberò, furono l'unico mezzo di collegamento. In Italia i primi colombi viaggiatori arrivarono nel 1887 in occasione di una gara organizzata da alcuni amatori di Bruxelles che effettuarono il lancio a Roma. La maggior parte di questi animali non riuscì a superare le Alpi e molti vennero catturati dagli allevatori italiani, soprattutto reggiani, i quali abili colombofili seppero ben sfruttare tale occasione e costituirono nello stesso anno la prima società per l'allevamento e l'impiego del colombo da sport, la “Messaggero”. Successivamente questa si unì ad un'altra società prendendo il nome di “Il Colombo”, società storica vissuta per lunghissimo tempo. Nel 1882 i colombi italiani presero parte, per la prima volta, alle grandi manovre militari che ebbero luogo nel folignate destando l'ammirazione dell'esercito. 
Oggi l'allevamento del colombo viaggiatore è disciplinato da uno statuto sanzionato dal Ministero della Difesa e gli allevatori sono aderenti alla Federazione Colombofila Italiana che cura l'inanellamento dei soggetti, la tenuta delle relative registrazioni anagrafiche e organizza le "gare di lancio". I viaggiatori attuali sono fortemente migliorati rispetto a quelli allevati un secolo fa, riuscendo a coprire anche più di 1500 km.

Quindi in poche parole sebbene l'addomesticamento del colombo risalga a tempi remotissimi, senza dubbio esso è avvenuto in epoca più recente dell'età della pietra (circa 6000 anni a.C.), periodo in cui i canidi si associarono alle comunità degli uomini che allora erano esclusivamente cacciatori e praticavano il nomadismo durante la bella stagione, rifugiandosi in caverne naturali nei mesi invernali. L'addomesticamento del colombo sarebbe avvenuto quindi solo in seguito al raggiungimento di un certo grado di civiltà da parte dell'uomo: tribù stanziali, insediate in abitazioni fisse e costruite dall'uomo ormai dedito, oltre che alla caccia, anche all'agricoltura ed all'allevamento dei primi animali domestici. Il colombo è stato, tra gli uccelli, il primo ad essere addomesticato ed oggetto di particolari attenzioni da parte dell'uomo.
Nell'antico Egitto si consideravano ospiti degli Dei, e pertanto sacri, i branchi di colombi, che popolavano i templi.
Il primo documento in cui si parla di colombi domestici, secondo Lepsius, risale alla quinta dinastia egiziana e cioè 3200 anni circa prima dell'Era volgare, ma il Birch, del Museo Britannico, asserisce che si parla del colombo in una lista di pietanze per una cena che data della precedente dinastia. I colombi figurano nei geroglifici e in scene della vita rurale degli Egizi. Fra le tavole di Ti, funzionario della quinta dinastia, se ne trova una in cui è rappresentato un cortile ove vengono imbeccati dei colombi. Si parla di colombi domestici nella Genesi, nel Levitico ed in Isaia.
La legge di Mosè prevedeva il sacrificio di questi animali come forma di espiazione. Fino alla nascita di Cristo era consuetudine che i poveri offrissero al tempio una coppia di colombi. A proposito di questi sacrifici espiatori, nel capitolo quinto del Levitico si legge: "Ma se non si ha il mezzo di offrire o una pecora o una capra, si offrano al Signore due tortorelle o due piccioni colombi". Nella Genesi è menzionato il colombo, sia quando Noè lo fece uscire dall'arca per tre volte, sia a proposito del sacrificio di Abramo.
In seguito alle numerose guerre di allora il culto dei colombi si propagò a tutto il mondo civilizzato: in Assiria, tra i Fenici, in Siria, in Palestina, a Cipro. In Siria il colombo era sacro: tale credenza veniva da Babilonia ove questo animale era sacro alla Dea della natura; la tradizione dice che la regina Semiramide venne allevata dai colombi. 
Nei pressi di alcuni insiediamenti Etruschi in Toscana esattamente a Sovana, Sorano e Pitigliano possiamo ancora oggi vedere delle grosse colombaie che venivano usate da questo antico e misterioso popolo (IIIV secolo a.C.) per l'allevamento dei colombi. A tale scopo venivano destinate le pareti di alcune grosse grotte di tufo nelle quali venivano scavate delle piccole nicchie una accanto all'altra (a centinaia). Oltre a questo ritroviamo delle testimonianze anche in alcuni dipinti rupestri dove vengono raffigurati gruppi di colombi in volo "incorniciati" da ramoscelli d'olivo.
In Grecia l'allevamento dei colombi era già diffuso ai tempi di Omero (circa 1000 anni a.C.), mentre nel V secolo a.C. essi già costituivano una caratteristica delle strade e delle piazze di Atene. Come messaggeri i colombi furono impiegati per la prima volta in Siria e questo tipo di impiego si estese presto anche ad altri popoli.
Anacreonte, il più apprezzato tra i Poeti lirici greci, in una sua ode da la prova che sei secoli prima di Cristo i Greci ben conoscevano il mezzo di trasmettere i dispacci per mezzo dei colombi.
Sempre in Grecia l'annuncio della vittoria nei giochi olimpici veniva dato per mezzo dei colombi. Presso i Siculi ed i Greci si allevavano i colombi messaggeri nelle colombaie sacerdotali dei templi di Afrodite, per servirsene come mezzo di diretta comunicazione tra i vari templi. Probabilmente i colombi arrivarono in Italia proprio passando per il tempio di Afrodite sul monte Erice, in Sicilia. Delle colombe di Erice e delle cosiddette Anagogie (feste di partenza) parla Eliano ("Degli Animali" Libro IV). Dalla Sicilia l'interesse per la colombicoltura si diffuse rapidamente a Roma e nell'Italia, soprattutto nella zona attorno a Modena che costituiva una importante colonia romana per la sua posizione geografica.
Varrone, Eliano, Columella, Plinio, Catone parlano dei colombi. Varrone (I secolo a.C.) nel De Rè Rustica tratta con dovizia di particolari dell'allevamento dei colombi, riferendo che ai suoi tempi un paio soleva essere venduto per 1.000 sesterzi e che vi erano colombaie con 5.000 animali. Columella (I secolo d.C.) insegna come costruire una colombaia e paria dei vari metodi di ingrasso dei piccioncini. Gli storici Plinio nella sua " Storia Naturale" nonché Frontino raccontano che, nell'anno 43 a.C., quando Modena era assediala da Marco Antonio, i collegamenti tra Decio Bruto, assediato nella città, e l'accampamento del console Irzio vennero stabiliti e mantenuti per mezzo di colombi che recavano messaggi. Sempre Plinio continua dicendo che in quei tempi "per amore dei colombi molte persone quasi impazzivano a Modena, costruivano per questi animali delle torri sui tetti delle case e andavano vantandosi ognuno dell'eccelsa qualità e della nobiltà di sangue dei propri colombi". Cifre assai elevate si pagavano per colombi con una genealogia di particolare valore. Anche in Asia i colombi godettero di grande favore. Nell'antica lingua Sanscrita figuravano 25/30 nomi di razze di colombi e altri 15/16 nomi erano di provenienza persiana; nessuno di questi nomi è comune con le lingue indo-europee: ciò dimostra l'antica domesticità dei colombi in Oriente. In Cina già nel terzo secolo a.C. esisteva un servizio postale che, grazie ai colombi viaggiatori, metteva in comunicazione Pechino con tutte le regioni dell'impero: i Cinesi applicavano alle timoniere dei loro colombi un fischietto speciale, costruito in legno o in osso. che produce durante il volo degli stormi un fischio assai gradito (tale usanza è tuttora praticala in Cina e nell'Estremo Oriente). A Babilonia e in Egitto un servizio postale regolare per mezzo di colombi viaggiatori fu istituito nel 1000 a.C.
Nell'India del 1600, al tempo di Akber Khan, i colombi erano assai apprezzati: l'imperatore si dedicava con passione all'arte del loro allevamento: la colombaia di corte era composta di 20.000 soggetti ed i mercanti portavano continuamente da altri paesi collezioni di grande valore, mente altre erano mandate in dono dagli Imperatori dell'Iran e di Turan.
Taverin asserisce che essendo in Persia l'allevamento dei colombi proibito ai cristiani, molti popolani nel 1700 si convertivano all'islamismo solo per questo scopo. In Europa i colombi domestici di razza furono portati in Spagna durante la dominazione araba: contemporaneamente i mercanti veneziani introdussero in Occidente varietà esotiche provenienti dall'Asia Minore e da Cipro ed i marinai olandesi portarono nel loro paese razze fino ad allora sconosciute, originarie dell'Oriente. L'italiano Ulisse Aldrovandi di Bologna, fu il primo in Europa a scrivere, attorno al 1600 un trattato scientifico sulle razze di colombi esistenti ai suoi tempi. 
Al di fuori dell'Italia l'allevamento dei colombi si diffuse in Francia, Belgio, Olanda. Austria, Germania e soprattutto in Inghilterra. Shakespeare fu un profondo conoscitore di colombi; Maria Stuarda durante la prigionia chiese per lettera ad un amico all'estero di mandarle dei colombi, onde poter ingannare il tempo allevandoli in gabbie. In Italia, nella città di Modena, era diffuso da tempo immemorabile il "gioco di far volare" i colombi Triganini. Ci sono state tramandate molte testimonianze in merito, la più famosa delle quali è quella, risalente al 1614, di Alessandro Tassoni che, nel suo poema eroicomico "La Secchia Rapita", parla delle persone dedite a questo sport, i Triganieri.
 
Il periodo di maggiore diffusione di questa usanza fu all'inizio del 1800, quando numerosissime persone, appartenenti ad ogni ceto sociale, durante l'inverno passavano buona parte della giornata sui tetti, incuranti delle temperature spesso rigide e dimentichi di tutto ciò che li circondava, presi come erano dalla passione per il loro gioco. Anche a Reggio Emilia, città poco lontana da Modena, si diffuse la colombicoltura e venne selezionata una varietà assai leggiadra di Colombo Cravattato(Reggianino). La colombicoltura, sia in Italia che nelle altre Nazioni europee, fu per secoli il passatempo preferito dalla gente del popolo e di molti nobili; il numero delle razze e delle varietà allevate in Europa restò tuttavia, fino al '700, piuttosto limitato. La svolta decisiva ed il punto di partenza della colombicoltura selettiva moderna è costituito dalla pubblicazione delle opere di C. Darwin "L'origine delle specie per mezzo della selezione naturale" e "Le variazioni delle piante e degli animali allo stato domestico", avvenuta attorno alla metà del 1800. Le tesi propugnate da Darwin trovarono conferma alla loro validità e furono rapidamente attuate in colombicoltura, portando alla creazione di numerosissime nuove varietà. Il materiale di lavoro era fornito, oltre che dalle razze già esistenti in Europa, da nuove razze che venivano importate dalle colonie orientali soprattutto in Inghilterra, allora centro di un vastissimo impero. Dall'Inghilterra le nuove razze si diffondevano nel Continente, in Olanda, Francia. ma soprattutto in Germania, qui la colombicoltura ha conosciuto i più grandi successi e la massima diffusione. Ancora oggi, nonostante altri passatempi assai più in voga tra i giovani l'abbiano in parte soppiantata, la colombicoltura rimane in Germania il passatempo preferito da migliaia di persone. Una esposizione tedesca è pur sempre un mastodontico campionario di ciò che l'uomo ha saputo fare per correggere e modificare a suo piacimento quello che la natura gli ha offerto. In Italia, anche se la colombicoltura non ha mai raggiunto la diffusione conosciuta in Germania, la passione per i colombi ha prodotto come risultato alcune razze assai apprezzabili e molto ricercate anche all'estero. Onde incentivare la diffusione delle nostre razze e delle centinaia di altre straniere ci auguriamo che questo lavoro possa costituire un valido strumento, al servizio delle persone che desiderano dedicarsi a questa antica ma sempre attualissima ed appassionante attività. 
Allevamento in cattività......
A seconda della razza prescelta, il colombo domestico può essere allevato con facilità da chiunque,basta disporre di un piccolo spazio adeguato alla razza e sapere come accudirlo.
Si può allevare in voliera in giardino a terra o su grigliato, sia tenuto sempre chiuso o in semilibertà
In locali o stanze di varie grandezze. Può essere allevato in libertà con nidi fatti in casse di legno o altri materiali, appesi alle pareti dei muri, sotto delle tettoie o appese agli alberi.
Anche se nella stagione fredda non si allevano facilmente delle covate di piccoli causa la mancanza del calore, i colombi generalmente nidificano quasi tutto l'anno.
Purtroppo nei mesi freddi i piccoli muoiono o crescono deboli, ma i colombi adulti non temono ne il freddo intenso,    ne il caldo ma bensì le correnti d'aria.
Se osserviamo un gruppo di colombi in libertà potremo vederli posati sui tetti ricoperti di neve, fare il bagno in pozzanghere sulla neve senza subire conseguenze.
Si può notare come anche nella stagione estiva essi passano parecchio tempo esposti al sole senza temerlo, cosa diversa per i novelli nei nidi che mal tollerano temperature troppo elevate o troppo basse. E'importante allora,per chi intraprende l'allevamento di questo meraviglioso animale, che ne conosca le esigenze primarie per sapere dove e come collocare e impostare la colombaia. Il colombo vive bene in gruppo ma non dimentichiamo mai che il sovraffollamento in colombaia è la causa principale di tanti inconvenienti, come la diffusione di malattie,la scarsa produttività.
Anche i colombi soffrono lo stress.
Un buon equilibrio si raggiunge tenendo nella colombaia dei riproduttori solo le coppie accertate.
E'necessario avere anche uno spazio a parte separato dai riproduttori che verrà usato per lo svezzamento dei novelli perchè questi hanno esigenze proprie. Se abbiamo degli adulti senza compagno, questi vanno tenuti in un reparto separato, perchè disturbano le coppie ma anche i novelli. Per avere buoni risultati nell'allevamento è necessario che ogni coppia di riproduttori disponga all'interno del locale di una cassa con i due nidi, che verranno utilizzati contemporaneamente per il ciclo riproduttivo. Il colombo e un animale territoriale e difende il suo spazio dove ha i suoi nidi,non accetta gli intrusi e allontana con decisione chiunque si avvicina al suo nido. Il colombo raggiunge la maturità sessuale e si accoppia a circa 130-180 giorni, dipende dalla razza e dalla stagione.
Le razze da carne e quelle di piccola taglia sono in generale le più precoci. I soggetti nati in primavera per effetto del ciclo solare raggiungono prima la maturità sessuale di quelli cresciuti in inverno.
La femmina depone due uova che se fecondate si schiudono dopo circa 18 giorni di cova e nascono i piccoli.
Nella cova si alternano il maschio e la femmina, il maschio molto raramente cova di notte.
Ai piccoli nati provvedono ambedue i genitori, che nei primi giorni li imbeccano con una pappina che si forma nel gozzo dei genitori per effetto della cova, chiamata latte di colombo, questa pappina viene somministrata per quattro o cinque giorni. Dopo tale periodo i genitori iniziano a somministrare gradatamente dei grani, spuntano le penne e i colombini crescono con uno sviluppo sorprendente.
Ai piccioncini allevati in purezza a 10-12 giorni l'allevatore gli mette un anellino infilato al tarso
accompagnerà il colombo per tutta la sua vita. Gli anellini matricolari sono la carta di identità del colombo, vengono rilasciati dalla Federazione e permettono di sapere Nazionalità del colombo,anno di nascita, e tramite un
numero di matricola risalire a chi lo ha allevato. In questo periodo i genitori cominciano a lasciare il nido,le penne crescono rapidamente, i piccoli richiedono sempre con maggior insistenza di essere alimentati.
I genitori oltre ad essere molto indaffarati nell'allevamento della prole, iniziano un nuovo ciclo con gli amori e gli accoppiamenti con la preparazione del nuovo nido. La nuova deposizione delle uova avviene quando i piccoli nel nido hanno circa 16-22 giorni di vita. In questa fase troveremo la femmina che cova le uova, mentre il maschio accudisce e sorveglia i piccoli, ma non disdegna di corteggiare tutte le femmine che escono dal nido o che sono libere da impegni.
I piccioncini a 28-30 giorni sono pronti per essere svezzati e imparano a mangiare da soli ed essere autosufficienti.
In questa fase l'allevatore deve prestare attenzione, è bene togliere i novelli dal nido e collocarli in una gabbia non troppo ampia per permettergli di trovare facilmente la mangiatoia con i grani e la ciotola con l'acqua. Un buon consiglio è metterli con altri piccioncini che abbiano già imparato a mangiare da soli, ma non troppo grandi perchè potrebbero molestarli.
In questa fase i novelli vanno seguiti con cura, vanno esaminati un paio di volte al giorno nel gozzo per sentire con le mani se si sono alimentati, molto importante è insegnargli dove è la ciotola dell' bere, e immergergli con cura, se necessario, il becco nell'acqua. Se sono in salute, nel giro di qualche giorno sono autosufficienti. I migliori allevatori seguono i novelli
attentamente in queste prime fasi, perchè impareranno a fidarsi delle persone, atteggiamento che sarà molto importante per quei soggetti che saranno presentati alle esposizioni. Una coppia può produrre fino a 16 - 18 colombi all'anno, dipende dalla razza dall'ambiente, dalla età  della coppia. Nei grandi allevamenti intensivi le coppie restano in produzione fino a cinque massimo sei anni, poi calando la produzione e la redditività vengono sostituiti con coppie giovani. La vita del colombo però è molto più lunga e può arrivare in qualche caso anche a Venti anni. I
 colombi in libertà trovano tutto quello che gli serve, essi si alimentano in maniera completa a seconda delle stagioni seguendo l'istinto e le informazioni trasmesse dal gruppo.
Pensate che i colombi selvatici in autunno-inverno si alimentano con le ghiande che notoriamente sono molto più grosse dei grani del mais. 
 
Allora intanto diciamo che l'allevamento del colombo è abbastanza facile, servono le premure che richiedono tutti gli animali.
La scelta della razza è importante e  finalizzata ai gusti e esigenze personali, vi sono razze propense al volo come gli altovolanti, altre invece sono razze di grossa taglia che volano pochissimo.
La passione e la cura e le attenzioni che l'allevatore dedica al suo allevamento sono determinati per il buon risultato finale.
Si può anche scegliere di intraprendere un piccolo allevamento per la produzione di carne ad uso famigliare, in questo caso bisogna orientarsi verso quelle razze che danno una buona produzione annuale di piccoli e una alta resa in carne alla macellazione. Se invece si sceglie l'allevamento di una razza ornamentale per le sue caratteristiche particolari, lo faremo perchè attratti dalla bellezza estetica che ricercheremo nei novelli attraverso accoppiamenti mirati e la selezione.
Dobbiamo anche sapere che lo Standard della razza fissa molto bene i parametri e le caratteristiche entro i quali il soggetto di quella razza deve attenersi, ci propone inoltre il disegno tecnico scientifico che è il prototipo del colombo perfetto. La perfezione assoluta però non esiste nei colombi come in altre razze di animali, è solo un ideale a cui l'allevamento deve mirare per ottenere dei soggetti sempre migliori. Se si dispone di un locale con i nidi collocati ad alveare a parete il numero dei colombi da inserire viene calcolato in 2,5-3 coppie di riproduttori ogni metro quadro di pavimento.
Per mantenere un piumaggio in buone condizioni i colombi hanno bisogno di effettuare il bagno con frequenza, per questo sarebbe necessario un bagno in una bacinella con 4-5 cm di acqua ogni 15-20 giorni circa.
Dobbiamo sapere che la pulizia della colombaia e una buona disinfettata sono operazioni da eseguire periodicamente.
I nidi una volta che i piccoli sono svezzati, devono essere puliti e disinfettati prima di rimettere il fieno o la paglia nuova in preparazione della nuova covata. Una buona aerazione e un buon ricambio dell'aria nella colombaia sono condizioni essenziali per avere un buon risultato finale.
E' buona norma riparare dalla correnti d'aria la voliera.
Somministrare il mangiare in apposite mangiatoie che non permettono ai colombi di sporcare con le feci o con i piedi le granaglie. Bisogna fare attenzione a non somministrare ai colombi granaglie o mangimi ammuffiti o di scarsa qualità, in tal caso si ammalerebbero facilmente. Ogni volta che abbiamo dei dubbi sulla salute dei nostri colombi dobbiamo rivolgerci subito a un veterinario specializzato anche telefonicamente, perchè il colombo si cura bene se la malattia è nella fase iniziale.
Tenere sempre a loro disposizione il grit e sali minerali.
L'acqua da bere deve essere sempre a disposizione, potabile e pulita, (l'abbeveratoio va pulito con frequenza) nei mesi estivi gli abbeveratoi non devono stare esposti al sole.
Attenzione che non entrino in colombaia i topi e i ratti, questi generalmente sono attratti dalle granaglie, disturbano di notte i colombi nei nidi, tramite le loro feci e le loro urine sono portatori di malattie che contagiano i colombi.
In cattività pur adattandosi molto bene, il colombo per riprodursi e allevare la prole ha bisogno oltre che di un buon misto di granaglie specifico per colombi anche di sali minerali, vitamine e di grit per la produzione  di calcio.
Il colombo ha uno stomaco che produce dei succhi gastrici molto potenti che gli permettono di digerire facilmente e in breve tempo le gramaglie ma anche piccoli sassolini o gusci di lumachine di cui si ciberebbe abbondantemente se vivesse in libertà, inoltre in libertà si alimenta anche di erbe teneri e verdure, germogli vari.
Un buon misto di granaglie per l'alimentazione dei colombi viene realizzato anche in Italia da tante ditte specializzate nel settore e in varie formule. Spetta all'allevatore scegliere il misto adatto alla razza allevata, al periodo stagionale in cui viene somministrato. Inoltre vengono realizzati dei misti particolari con semi di piccola pezzatura che vengono utilizzati per colombi di piccola taglia e con un becco piccolino. Anche l'industria mangimistica produce e ha messo sul mercato mangimi bilanciati e complessi preparati appositamente per i colombi in forma pellettati o granulati duri.
Le principali granaglie utilizzate nei misti: Mais, Favino, Pisello, Sorgo bianco, Sorgo rosso, Veccia, Girasole, Grano duro, inoltre vengono anche somministrate altri tipi di semi come il Miglio, la Canapa, il Cardo. I colombi preferiscono i semi interi mal volentieri mangiano semi spezzati. Mentre gli allevatori di colombi viaggiatori razionano il mangiare dei loro beniamini, e lo distribuiscono due volte al giorno, gli allevatori di razze da carne e ornamentali,preferiscono lasciare sempre a disposizione il mangiare nelle mangiatoie a piacimento. 
 
Le Caratteristiche......
 
Il Piccione torraiolo (Columba livia, Gmelin 1789) è stato il primo ad essere addomesticato, diventando oggetto di particolari attenzioni da parte dell'uomo già in epoca egizia (quinta dinastia, IV millennio a.C.) ed assumendo importanza crescente nei rituali religiosi di molte popolazioni precristiane. Originario dell'Europa meridionale, dell'Asia e del Nord Africa, egli è il progenitore selvatico del Piccione domestico (Columba livia domestica) ed in Italia sopravvive ancor oggi lungo l'Appennino Centro-Meridionale, in Sicilia, in Sardegna e nel Carso Triestino. Il suo areale va tuttavia rapidamente contraendosi, soprattutto a causa della distruzione delle zone di nidificazione - scogliere e coste rocciose - e dell'inquinamento genetico cui è sempre più soggetta questa specie. D'altro canto, il discendente domestico ha conosciuto negli ultimi anni una diffusione inarrestabile, sapendosi adattare rapidamente alle caratteristiche degli insediamenti urbani e diventando quindi una delle specie aviarie più diffuse nelle città di tutto il mondo. L'aspettativa di vita in natura del Piccione domestico oscilla tra i 3 ed i 5 anni, anche se condizioni favorevoli possono aumentare notevolmente la sua longevità. Il Piccione domestico è un uccello dal corpo solido (lungo circa 30-36 cm e dal peso variabile tra i 250 ed i 380 grammi), petto arrotondato, capo piccolo e zampe molto corte. Il becco è corto e di colore nero mentre le zampe sono rosso scure, con unghie nere. Il suo piumaggio è fitto e soffice, dalla colorazione variabile secondo le tonalità del grigio e del blu: la testa, il collo ed il petto sono color ardesia, la parte inferiore del corpo è grigio-azzurra mentre il dorso è di colore grigiastro molto chiaro, con groppone biancastro. Caratteristica del piccione sono inoltre le piume iridescenti del collo e del petto, le quali formano la particolare sfumatura metallica - verde intenso, indaco e viola - tipica di questa specie. Le ali, di colore cenerino molto chiaro con pagina inferiore biancastra, sono attraversate da due fasce nere, hanno penne remiganti color grafite mentre le timoniere, più chiare, hanno terminazione nera e vessillo esterno bianco. Gli occhi - i quali presentano iride arancione negli esemplari adulti, marrone in quelli giovanili - sono spesso circondati da una zona di pelle nuda di colore chiaro. Il Piccione domestico è un volatore resistente, con robusti muscoli pettorali ed ali ampie ed appuntite (l'apertura alare può arrivare a raggiungere i 70 cm) che sbatte in modo rapido e costante, raggiungendo in volo velocità ragguardevoli. La sua eccellente vista gli permette di distinguere i colori e percepire la luce ultravioletta. Non è presente dimorfismo sessuale (la livrea è perciò uguale nei due sessi) anche se la femmina è generalmente più piccola del maschio. 
Il colombo è una specie monogama. 

N.B: Ancora qualche consiglio per la "riproduzione......e l'alimentazione"............
 
La femmina, una volta scelta la collocazione ideale per il nido (in genere lungo bordi ed alcove - sia di scogliera che di edifici umani - e preferibilmente sotto qualche sporgenza), si accovaccia sul posto ed inizia a tubare per attirare il compagno.
Il corteggiamento può durare diversi minuti: il maschio cammina in circolo tenendo la gola gonfia e muovendo ripetutamente il collo per esibire le piume iridescenti; può inoltre offrire lei del cibo quale dono nuziale, rigurgitandolo nel suo becco.
La femmina, una volta pronta all'accoppiamento, si accovaccia a terra. Durante la fabbricazione del nido, la femmina costruisce una fragile piattaforma con la paglia ed i ramoscelli che il maschio le consegna di volta in volta. I piccioni riutilizzano il nido più volte e non asportano a differenza di molte altre specie di uccelli il guano accumulato dai loro pulcini: per questo motivo i nidi più vecchi diventano presto un solido ammasso di rifiuti organici, talvolta inglobando uova non schiuse e cadaveri mummificati di neonati morti. Queste scarse condizioni igieniche contribuiscono all'insediamento di microrganismi e parassiti pericolosi i quali, indebolendo le nidiate, sono una delle cause dell'elevata mortalità annua (fino al 90%) dei pulcini. Il periodo riproduttivo del Piccione domestico è concentrato nei mesi primaverili da marzo a giugno anche se, in presenza di cibo abbondante e condizioni climatiche favorevoli, può durare la maggior parte dell'anno. Fanno eccezione i mesi autunnali, durante i quali le naturali modificazioni fisiologiche della specie (muta e regressione delle gonadi) comportano un calo delle nidificazioni. La femmina depone solitamente 2 uova alla volta (di forma ellittica, colore bianco uniforme e dimensioni di 2,5 x 5 cm), per un totale di 5 nidiate all'anno (anche se, eccezionalmente, il numero può risultare superiore). Il periodo di incubazione è di circa 18 giorni, durante i quali maschio e femmina si alternano alla cova: il primo a partire da metà mattinata fino al tardo pomeriggio, la seconda per il resto della giornata e nelle ore notturne. Nei primi giorni dalla schiusa delle uova i pulcini sono accuditi da entrambi i genitori e nutriti con il "latte di piccione", sostanza lattiginosa ricca di proteine e grassi che si forma nel gozzo sia del maschio che della femmina. A questa alimentazione iniziale saranno progressivamente integrate granaglie frantumate e piccoli semi, abituando così i neonati alla dieta propria degli adulti. Dopo circa 25-32 giorni, i piccoli piccioni prendono il volo e raggiungeranno la maturità sessuale tra i 6 e gli 8 mesi. Poiché durante l'allevamento della prole continua la deposizione delle uova, più generazioni possono susseguirsi senza interruzione.
 
Alimentazione: Il piccione è granivoro, quindi la sua alimentazione consiste in cereali e leguminose. In natura i piccioni domestici sono vegetariani (granivori e frugivori) e si nutrono principalmente di granaglie, semi e germogli, pur cacciando in caso di necessità anche piccoli invertebrati (soprattutto molluschi). Nei contesti urbani i piccioni possono nutrirsi del cibo lasciato - con o senza intenzione - dalle persone (ad esempio briciole di pane e rimasugli di cibo), piluccando al suolo o rovistando tra i rifiuti abbandonati. Inoltre, alcuni folti gruppi di colombi urbani possono inoltrarsi per parecchi chilometri nelle campagne circostanti durante i "voli di foraggiamento", attaccando i campi seminati o le colture prossime al raccolto. Il colombo consuma giornalmente circa 30 grammi di cibo secco e circa 60-90 grammi di acqua la quale, a differenza di molti altri uccelli, non viene ingerita per gravità ma per aspirazione. Inoltre, durante la giornata il colombo esegue poche soste per abbeverarsi, ma quando lo fa ingurgita grandi quantità d'acqua, sufficienti a sostentarlo per diverse ore.
 

            

                   NO..... NO..... NO....... E ANCORA NO ALLA CATTURA 
 
                     
                            Vi raccomando ALLEVARE  = PROTEGGERE  = AMARE   
 
 
 
CIAOOOOOO  E  BUON  ALLEVAMENTO  DA  ANTONIO PAPANIA........... 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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